4.9.06

Mappe online
un'evoluzione partita dal basso

Le mappe di tutte le principali città del mondo sono disponibili in rete, questo è cosa nota, e in molti le consultano e le modificano, lo dicono i numeri. Ma quello che i numeri non dicono è che i servizi di mapping stanno cambiando molto rapidamente, passando da semplici servizi di localizzazione o costituzione di itinerari a vera e propria simulazione "aumentata" delle nostre città in rete. La rivoluzione, tanto per cambiare l'ha fatta partire Google.
Esistono infatti due fasi nell'evoluzione dei servizi di mappe onilne, prima di Google Earth e dopo Google Earth. Una divisione che non casualmente rispecchia e simboleggia anche il passaggio dalla prima alla seconda fase di internet.
Prima di Google Earth i servizi di mappe erano cartine trasformate in immagini e disponibili in rete, la descrizione bidimensionale di tutti principali luoghi del mondo a disposizione di tutti, in un attimo.
Con questo servizio esordiva nel 1996 MapQuest, la società che tutt'ora è leader, per la sola America, nel mapping. Come era tipico della prima fase di internet MapQuest consentiva sostanzialmente due tipi di operazioni: la visualizzaizone e il calcolo remoto. Accadeva cioè che chi lo volesse poteva richiedere quale fosse l'itinerario più breve tra due punti geografici al server centrale di MapQuest, il quale in tempo reale faceva il calcolo e caricando un altra pagina mostrava i risultati. Un servizio sicuramente rivoluzionario all'epoca, in grado in qualche modo di anticipare e per molti versi spronare la recente diffusione di navigatori satellitari commerciali creando un universo di confidenza con questo tipo di tecnologia.
Ma Google è andato oltre. All'origine c'era Google Maps, sostanzialmente uno dei tanti cloni di MapQuest, come poteva essere Yahoo!Maps, o Maporama, con l'unica variante della fusione con Google Local che associava alle cartine le sue informazioni locali. Questo fino ad anno esatto fa, quando accanto alle classiche cartine Google ha posto foto satellitari disponibili a diversi livelli di dettaglio, consentendo, grazie all'utilizzo intensivo della tecnologia AJAX (Asynchronous Java Script and XML), di passare con grande velocità da una visuale che comprende tutta l'Europa fino ad una in grado di far intravedere le macchine come punti sfocati e far scoprire una piscina nella casa del vicino. Un servizio che per molti utenti si è tramutato in una droga, la cui dipendenza è difficile da spiegare per chi non lo abbia mai provato. In aggiunta a questo Google ha diffuso anche Google Earth un programma a sè stante, scaricabile dal sito del popolare motore di ricerca che offre il medesimo servizio ma con un interfaccia più dinamica e con la possibilità di vedere in versione 3D le maggiori città.
Ma la vera rivoluzione Google Earth l'ha fatta grazie agli utenti. La mossa lungimirante è stata infatti quella di mettere a disposizione di tutti le API del programma, cioè la descrizione di come eseguire operazioni con il software. Questo ha consentito a quanti ne avessero voglia di riutilizzare le foto satellitari di Google, integrandole con il social tagging, cioè le etichette apposte dagli utenti. In parole povere chiunque può disporre del database di foto satellitari di Google ed inventare utilizzi nuovi che comprendano i contributi degli utenti.
Uno di questi primi riutilizzi si è manifestato durante l'uragano Katrina. Un sito mise online le foto satellitari e le mappe di New Orleans consentendo a chiunque di apporre un'etichetta su una strada, un incrocio o un palazzo chiedendo o dando informazioni su chi ci abitava. Accanto a questi usi sociali non sono chiaramente mancati gli utilizzi più futili del social tagging delle mappe: ne esiste una Chicago con segnati i luoghi dei crimini commessi negli ultimi 90 giorni ed una di Seattle con le provenienze delle chiamate al 911 e c'è infine anche chi ha riutilizzato le API fornite da Google per programmare un Risiko online sempre con le foto del satellite.
Un passaggio, quello dalla mera consultazione delle mappe alla formazione di un servizio che si nutre della conoscenza collettiva tramite il contributo di tutti gli utenti, che è paradigmatico di quanto sta accadendo a tutta la rete. E non sono rimasti al palo i concorrenti del colosso di Mountain View, anche se per il momento nono sono in grado di fornire un servizio uguale per tutto il mondo.
Poco si è mosso Yahoo!Maps, il leader di mercato mondiale, che ha resistito al fascino delle foto reali e continua ad affidarsi alle tradizionali cartine integrandole però con informazioni sul traffico e la viabilità (strade chiuse per manutenzione, orari di accesso ai veicoli ecc. ecc.), mentre Microsoft, con il suo Live Earth, sta sperimentando un tipo di visualizzazione decisamente suggestiva, cioè quella a volo d'uccello: se Google Earth fa vedere qualsiasi punto del pianeta dall'alto, Live Earth dispone di foto scattate da un aereo (quindi con un livello di dettaglio ed una possibilità di zoom decisamente maggiori) con una prospettiva di tre quarti, e cosa ancora più sbalorditiva l'ha fatto da diverse angolature. Il risultato è che su Live Earth si può vedere la statua della libertà da tutte le angolazioni. Ma ancora più avanti è andato Amazon, insolito player del mercato, che cliccando su un punto qualsiasi delle cartine di alcune città è ingrado di mostrare le fotografie dei due lati della strada. Queste foto, scattate da un furgoncino itinerante, possono essere inoltre completate dagli utenti che, qualora ne siano a conoscenza, etichettano ogni foto indicando cosa è rappresentato: un negozio di animali, un ristorante molto buono ma anche caro, un palazzo particolarmente bello, un negozio di dischi fornito ecc. ecc.
E se questi modi di "aumentare" la tradizionale rappresentazione delle città riscuotono un grandissimo successo sul computer si può solo immaginare cosa succederà quando saranno disponibili su dispositivi portatili dotati di GPS.

da AFFARI E FINANZA del 02/06

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