4.9.06

La televisione in rete? E' già arrivata

Da molto tempo si sente ripetere che il futuro dei contenuti in rete è la televisione, anche da prima che arrivasse la rivoluzione web 2.0, che sta invece spostando l'attenzione (ancora una volta) sugli utenti. Analisti, produttori ed esperti puntano sempre più sulla cosìddetta IPTV (televisione su protocollo IP).
Il sentore è che dopo l'esplosione della radio in rete (il podcasting) e quella ancor più improvvisa della telefonia su IP (grazie all'exploit di Skype) ora stia arrivando il momento dell'esplosione del video.
In realtà, anche a livello italiano, dei frammenti di IPTV già ci sono, si tratta di esperimenti più o meno professionali di videocasting (trasmissioni in differita da fruire in qualsiasi momento) che in alcuni casi si spingono anche fino alla trasmissione in streaming (trasmissioni in diretta) di brevi eventi.
Dal punto di vista dell'integrazione dei due sistemi di fruizione e trasmissione l'esperimento più professionale è quello del gruppo L'Espresso che da novembre di quest'anno ha tramutato RepubblicaRadio, la radio in podcasting di Repubblica.it, in RepubblicaRadio&Tv (http://repubblicaradio.repubblica.it): tre ore di streaming al giorno (dalle 10 alle 13) divise in frammenti tematici da 15 o 30 minuti, disponibili per la visione o il download in videocasting già pochi minuti dopo la loro messa in onda. E proprio per dare l'dea di un prodotto che, se pur sperimentale, non perde in autorevolezza al nuovo volto Francesco Fasiolo ogni giorno si affianca Paolo Garimberti nella conduzione e nelle interviste agli ospiti.
Ma questo è un caso, la maggior parte delle trasmissioni video in rete al momento è l'evoluzione legale ed organizzata di quella che può essere definita la "protoIPTV", cioè lo scambio illegale che da tempo avviene, e continua ad avvenire tramite sistemi peer to peer, di file video contenenti spettacoli televisivi già andati in onda. Una prima forma di "invasione", più che integrazione, della televisione in rete che si è andata mitigando con il videocasting che, in maniera perfettamente legale, consente il download di file video gratuiti prodotti dagli utenti (come è per il podcasting) oppure il download a pagamento (ma in Italia questo ancora deve arrivare) dei medesimi show televisivi che i pirati scaricano gratuitamente. Veicolo di diffusione per il videocasting al momento sono i vlog (video-blog) o iTunes, il più noto e usato fra gli aggregatori di podcast e videocast.
Nella categoria dello streaming invece rientrano, oltre alle trasmissioni considerate in diretta, anche tutte quelle che pur non essendolo non vengono scaricate sul disco rigido e sono quindi visibili una volta sola rimanendo connessi alla fonte. Un esempio fulgido è costituito dal portale Rosso Alice (http://www.rossoalice.it) che mette a disposizione a pagamento lo streaming di film, concerti e eventi televisivi come Il Grande Fratello 24 ore su 24. Ma lo streaming video è al momento sta producendo non pochi problemi giuridici. Celebri sono state in questi ultimi mesi le cause (prima penali e ora civili) intentate da Sky nei riguardi di siti come Coolstreaming (http://www.coolstreaming.it/) e Calciolibero (http://www.calciolibero.com/), colpevoli secondo la società di Murdoch di aver violato l'esclusiva del colosso sulla trasmissione in diretta delle partite di serie A. I due siti in questione infatti fornivano informazioni su come accedere alla trasmissione in rete del campionato italiano effettuate da server cinesi, i quali ne hanno regolarmente acquistato i diritti. L'accusa sarebbe per questi siti dunque di favoreggiamento alla pirateria, anche se il GIP per il momento ha escluso un illecito penale.

da AFFARI E FINANZA del 04/06

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