4.9.06

Intervista a Franco Mussida

La PFM torna in teatro, quali sono state le motivazioni che vi hanno spinto ad esibirvi in questo tipo di luoghi?
Il teatro è sempre stato uno dei luoghi da noi preferiti. Solitamente o suoniamo nei piccoli club, d'estate anche all'aperto, o se no il teatro è sempre stato un po' la nostra dimensione. Ma questa volta c'è una motivazione in più perchè allo spettacolo normale si è aggiunto anche l'elemento di multimedialità, cioè si sono aggiunti i filmati, i video che ovviamente per essere visionati hanno bisogno di un luogo un po' raccolto. Di qui l'esigenza di un teatro.

Nel vostro tour includerete anche Dracula la vostra opera rock, da cosa è nata?
L'input è nato abbastanza casualmente, c'era Flavio Premoli che stava lavorando su un'ipotesi di progetto che riguardava Dracula, aveva fatto un paio di brani, poi Franz Di Cioccio da Milano l'ha raggiunto a Roma per vedere se gli piaceva l'idea, e così è stato. Franz l'ha sposata subito e ci siamo quindi messi a lavorare attorno a questo progetto trovandolo tutti estremamente stimolante. Noi poi siamo sempre stati molto contenti ed eccitati di poter lavorare attorno a quelli che una volta venivano chiamati gli album concept, tant'è che di questi lavori ne abbiamo fatti diversi, dal nostro primo album che è un concept ad Ulisse l'album con cui siamo tornati nel 1996, che anche quello è concept. Poi il tipo di personaggio e la tipologia di avventure che si porta dietro Dracula si prestava ad utiliazzare molti linguaggi musicali diversi. Abbiamo utilizzato lo slogan "Opera Rock" per distinguerci un pochino dall'opera romantica in stile Notre Dame, piuttosto che altri musical che vanno in giro oggi. I linguaggi che noi usiamo non sono solo quelli del romanticismo, e nemmeno solo il rock, in Dracula c'è anche il jazz, la musica classica e il romanticismo anche se poi il rock la fa da padrone.

L'esperimento dunque vi è piaciuto? Lo ripeterete
Vediamo prima come va questo (ride), per farlo ci sono voluti due tre anni di lavoro, c'è tanta musica, tanti arrangiamenti, tanta sonorità... Per cui prima di fare qualcos'altro vediamo come reagisce il pubblico a questo.

Pensa anche lei che il progressive rock sia morto col finire degli anni '70? Quello che si sente ora e che viene etichettato con il termine progressive si può considerare davvero tale?
Non mi piacciono molto le sigle perchè alla fine targettizzano troppo. Il progressive è una forma musicale che è nata in quell'epoca e in quell'epoca aveva un senso d'esistere anche perchè aveva la capacità di trasformarsi in tanti generi musicali, le composizioni non erano conformi ma difformi e quello che sento oggi non ha questa difformità ma molta uniformità. Il progressiva anni '70 suonato oggi forse sarebbe regressive perchè superato. Certo però quel tipo di esperienza, al di là dei nomi, oggi ha fatto capire a tanti ragazzi che la forma canzone non è l'unico modo per poter esprimere qualcosa di eccitante. In questo il progressive ha fatto scuola, ma è sempre così: fa più scuola rompere una forma che ripetere un modello timbrico, trallaltro le timbriche di un tempo non possono essere quelle di oggi perchè gli strumenti non sono gli stessi.
L'unica cosa forse che può unire questi due momenti diversi è appunto la rottura degli schemi e l'allontanamento dalla forma canzone, cercando di dare una musica meno impacchettata o infiorettata e meno semplice da ascoltare ma con più sentimenti dietro.

Assieme ai Jethro Tull siete gli unici, tra i gruppi che hanno contribuito a creare il progressive rock, ad essere ancora in attività, generalmente gli altri hanno smesso dopo una manciata d'anni, come si spiega questa longevità?
Tra i 14 e i 24- 25 anni c'è il momento di massima gioia per la musica, dopo questo momento di massima passione istintiva per molte persone decade la voglia di fare musica, dunque rimangono in circolazione non solo quelli che hanno fatto tendenza o hanno avuto successo, ma quelli che hanno avuto un rapporto intimo con la musica. Questo vuol dire essere musicisti, cioè volerlo fare e fare in modo che la musica sia sempre lì pronta ad essere conquistata capita e trasformata in progetto sempre nuovo. Lo strumentista magari a volte ripete in continuazione quello che ha già fatto oppure prende quello che serve e lo restituisce alla gente. I musicisti invece sono quelli che cercano di fare musica ogni giorno trovando motivazioni per suonare che non siano solo il sopravvivere. Una delle motivazioni per cui noi esistiamo ancora credo proprio sia quella delle motivazioni. Abbiamo passato la fase dell'entusiasmo e della voglia di comunicare con i nostri coetanei quando eravamo ragazzi. Abbiamo passato diverse crisi su questi temi, le abbiamo superato e oggi noi tutti riteniamo che la musica sia lo strumento della nostra espressività.

Che musica ascolta oggi Franco Mussida?
Ascolto poco perchè ho sempre ritenuto che l'attivtà del compositore deve essere a tempo pieno necessariamente, poichè la mente deve essere sempre pronta a tirar fuori delle cose. Ascolto o cerco di ascoltare quando mi capita la musica che mi dà grande emozione e questa non ha una forma precisa, mi piacciono le variazioni di Goldberg suonate al pianoforte, mi piace ascoltare Mozart, qualche buon disco di Clapton, ma non ho un amore particolare. L'ultima cosa che ho apprezzato molto l'ho scoperta in Brasile, dove ho ascoltato dal vivo in un bar di Rio De Janeiro lo shorinho che è una musica suonata da un mandolino, una chitarra a 7 corde e un tamburello che fa da percussione, è una musica lusitana che ha una voglia di vivere straordinaria ed è lontanissma dal samba e dall'altra musica brasiliana che è piena di esasperazioni ritmiche
Ho citato Mozart anche perchè sarà il prossimo progetto della PFM, oltre a Stati D'Immaginazione. Con l'orchestra di Savona diretta da Enrico Maria Bessan vogliamo portare sul palco un progetto suonato da noi per celebrare il 250esimo anniversario della nascita di Mozart.

da IL SALVAGENTE del 02/06

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