A tutti i registi, magari esordienti e indipendenti, che lamentano difficoltà di distribuzione del loro film, che lamentano costi astronomici a fronte di incassi bassissimi e che non vedono alternative al sistema vigente, a tutti questi risponde Shooting Silvio il film di Berardo Carboni che attualmente è presente in almeno 30 città (e altre ne devono arrivare) grazie ad un sistema totalmente indipendente e low cost di distribuzione.
La promozione è consistita in una serie di espedienti il più originale dei quali (ed anche il più esportabile ad altri film) è sicuramente il sistema Cinedance, ideato dal regista stesso e da Isabelle Arnaud. Si tratta di un sistema che prevede una distribuzione a scaglioni in varie città, in accordo con una tourneé di feste ed eventi musicali. I partecipanti alle feste ricevono ognuno un coupon con il quale possono entrare gratis alla proiezione del film che comincerà ad andare nelle sale di quella città o provincia di lì a pochi giorni. Quindi l'ingresso alla festa costa più o meno quanto un biglietto cinematografico ma dà diritto a due eventi (festa e film). Il guadagno per chi organizza sta nel fatto che al cinema non si va da soli, chi ha il coupon spesso porta altri spettatori paganti, e soprattutto nel fatto che la festa fa da volano: "Per esempio a Bologna abbiamo fatto 700 persone alla festa e di queste solo 120 sono poi andate a vedere il film" dice il regista Berardo Carboni "ma l'affluenza totale al cinema è stata di 1200 persone. Le restanti quindi hanno pagato il biglietto".
In questo modo Shooting Silvio è fin'ora riuscito ad uscire in 30 città con soli 20mila euro di spesa, mentre solitamente i film più piccoli distribuiti dalle case tradizionali escono in circa 20 città con una spesa di 200mila euro e alla fine (secondo Carboni) incassano più o meno la stessa cifra. E sempre secondo il regista il suo film non ha goduto nemmeno di molti veicoli pubblicitari tradizionali, per fare un esempio cita il fatto che Cinematografo, la trasmissione di Gigi Marzullo che solitamente copre anche i film più piccoli, ha rifiutato di occuparsi di questo perchè tratta di un soggetto politico.
Tutto questo rende molto ottimista il team di Shooting Silvio sul futuro della distribuzione, anche se non mancano di rimarcare i problemi che vedono nell'attuale sistema, specialmente riguardo l'autonomia delle sale: "Anche andando a trattare con i singoli esercenti (come abbiamo fatto) rimane il problema dell'esistenza del consorzio Circuito Cinema, che gestisce la programmazione di molte sale (tra quelle votate al cinema autoriale), al punto che i pochi che si ostinano a scegliere indipendentemente che film proiettare sono costretti a subire le minacce e le ritorsioni del responsabile del circuito. Il meccanismo minatorio è semplice: 'se non prendi il nostro film quando lo diciamo noi non avrai più un film del circuito per un determinato periodo di tempo'. In questo modo chi si ribella rischia di rimanere per mesi senza film in prima visione da programmare. Quindi paradossalmente il nostro film è andato solamente nelle sale piccolissime e coraggiose e in alcuni grossi multisala che fanno cinema commerciale (e che quindi sono fuori dal giro di Circuito Cinema) a cui è piaciuto il film".
Non vuol sentir parlare di "cartello" invece Fabio Fefè, di Circuito Cinema, che invita chi fa queste accuse a fare nomi e cognomi: "Nessuno dei locali da me programmati ha mai chiesto di programmare Shooting Silvio in nessuna parte d'Italia, nè tantomeno io ho mai fatto pressioni. Non abbiamo sale sotto il nostro controllo, abbiamo quelle interamente gestite da noi (94 schermi in tutta Italia), e poi quelle per le quali decidiamo la programmazione (25 schermi), non c'è nessun cartello Circuito Cinema. Non siamo gli esclusivisti della qualità, magari lo fossimo! In una città come Roma abbiamo 30 schermi su 250, a Milano 10 su 50, e gli altri? Cinema come l'Adriano, il Barberini, l'Admiral, l'Odeon e l'Arcobaleno non fanno solo il cinema commerciale ma anche il cinema di qualità, basta guardare la loro programmazione".
Tuttavia ci sono alcuni esercenti indipendenti, cioè non legati ad alcun circuito, che hanno difficoltà a reperire film da programmare, lo spiega Fabio Amadei del cinema Farnese di Roma: "Se un film è distribuito da un qualsiasi circuito e io lo voglio proiettare non mi è possibile, anche se la legge me lo permetterebbe, e non so perchè. Se un distributore infatti vuole far seguire il suo film da un circuito sa che dovrà limitarsi alle sale programmate da quel circuito. Io semplicemente non capisco perchè a parità di disponibilità economica i distributori preferiscano una sala da 30 posti invece che una da 300, vorrei che qualcuno me lo spiegasse". Molto più deciso e secco invece il parere di Antonio Sancassani del cinema Mexico di Milano: "Circuito Cinema ha i suoi cinema con le sue case di distribuzione ed è diventato una lobby, su Milano città hanno il 90% delle sale che fanno cinema di qualità. O sei con loro e ti scelgono loro, dicendoti i film che devi fare, o te ne vai e ti arrangi e questo vuol dire cercarsi da solo i film. E io che faccio così se avessi dovuto pagare l'affitto del mio locale forse avrei chiuso".
da LA REPUBBLICA del 19/05/07
La promozione è consistita in una serie di espedienti il più originale dei quali (ed anche il più esportabile ad altri film) è sicuramente il sistema Cinedance, ideato dal regista stesso e da Isabelle Arnaud. Si tratta di un sistema che prevede una distribuzione a scaglioni in varie città, in accordo con una tourneé di feste ed eventi musicali. I partecipanti alle feste ricevono ognuno un coupon con il quale possono entrare gratis alla proiezione del film che comincerà ad andare nelle sale di quella città o provincia di lì a pochi giorni. Quindi l'ingresso alla festa costa più o meno quanto un biglietto cinematografico ma dà diritto a due eventi (festa e film). Il guadagno per chi organizza sta nel fatto che al cinema non si va da soli, chi ha il coupon spesso porta altri spettatori paganti, e soprattutto nel fatto che la festa fa da volano: "Per esempio a Bologna abbiamo fatto 700 persone alla festa e di queste solo 120 sono poi andate a vedere il film" dice il regista Berardo Carboni "ma l'affluenza totale al cinema è stata di 1200 persone. Le restanti quindi hanno pagato il biglietto".
In questo modo Shooting Silvio è fin'ora riuscito ad uscire in 30 città con soli 20mila euro di spesa, mentre solitamente i film più piccoli distribuiti dalle case tradizionali escono in circa 20 città con una spesa di 200mila euro e alla fine (secondo Carboni) incassano più o meno la stessa cifra. E sempre secondo il regista il suo film non ha goduto nemmeno di molti veicoli pubblicitari tradizionali, per fare un esempio cita il fatto che Cinematografo, la trasmissione di Gigi Marzullo che solitamente copre anche i film più piccoli, ha rifiutato di occuparsi di questo perchè tratta di un soggetto politico.
Tutto questo rende molto ottimista il team di Shooting Silvio sul futuro della distribuzione, anche se non mancano di rimarcare i problemi che vedono nell'attuale sistema, specialmente riguardo l'autonomia delle sale: "Anche andando a trattare con i singoli esercenti (come abbiamo fatto) rimane il problema dell'esistenza del consorzio Circuito Cinema, che gestisce la programmazione di molte sale (tra quelle votate al cinema autoriale), al punto che i pochi che si ostinano a scegliere indipendentemente che film proiettare sono costretti a subire le minacce e le ritorsioni del responsabile del circuito. Il meccanismo minatorio è semplice: 'se non prendi il nostro film quando lo diciamo noi non avrai più un film del circuito per un determinato periodo di tempo'. In questo modo chi si ribella rischia di rimanere per mesi senza film in prima visione da programmare. Quindi paradossalmente il nostro film è andato solamente nelle sale piccolissime e coraggiose e in alcuni grossi multisala che fanno cinema commerciale (e che quindi sono fuori dal giro di Circuito Cinema) a cui è piaciuto il film".
Non vuol sentir parlare di "cartello" invece Fabio Fefè, di Circuito Cinema, che invita chi fa queste accuse a fare nomi e cognomi: "Nessuno dei locali da me programmati ha mai chiesto di programmare Shooting Silvio in nessuna parte d'Italia, nè tantomeno io ho mai fatto pressioni. Non abbiamo sale sotto il nostro controllo, abbiamo quelle interamente gestite da noi (94 schermi in tutta Italia), e poi quelle per le quali decidiamo la programmazione (25 schermi), non c'è nessun cartello Circuito Cinema. Non siamo gli esclusivisti della qualità, magari lo fossimo! In una città come Roma abbiamo 30 schermi su 250, a Milano 10 su 50, e gli altri? Cinema come l'Adriano, il Barberini, l'Admiral, l'Odeon e l'Arcobaleno non fanno solo il cinema commerciale ma anche il cinema di qualità, basta guardare la loro programmazione".
Tuttavia ci sono alcuni esercenti indipendenti, cioè non legati ad alcun circuito, che hanno difficoltà a reperire film da programmare, lo spiega Fabio Amadei del cinema Farnese di Roma: "Se un film è distribuito da un qualsiasi circuito e io lo voglio proiettare non mi è possibile, anche se la legge me lo permetterebbe, e non so perchè. Se un distributore infatti vuole far seguire il suo film da un circuito sa che dovrà limitarsi alle sale programmate da quel circuito. Io semplicemente non capisco perchè a parità di disponibilità economica i distributori preferiscano una sala da 30 posti invece che una da 300, vorrei che qualcuno me lo spiegasse". Molto più deciso e secco invece il parere di Antonio Sancassani del cinema Mexico di Milano: "Circuito Cinema ha i suoi cinema con le sue case di distribuzione ed è diventato una lobby, su Milano città hanno il 90% delle sale che fanno cinema di qualità. O sei con loro e ti scelgono loro, dicendoti i film che devi fare, o te ne vai e ti arrangi e questo vuol dire cercarsi da solo i film. E io che faccio così se avessi dovuto pagare l'affitto del mio locale forse avrei chiuso".
da LA REPUBBLICA del 19/05/07
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