L'anno zero è stato il 2001, da quel momento il mercato musicale è entrato in una fase di crisi e conseguenti mutazioni che non accenna a fermarsi. Una mutazione determinata in gran parte dall'effetto che ha cominciato ad avere da quell'anno la pirateria informatica di brani musicali.
Si dice sempre che le cose cominciano a muoversi solo quando ci sono in ballo grandi interessi, in questo caso la pirateria musicale è stata e continua ad essere (ora è affiancata dalla pirateria cinematografica, ma quello è proprio un altro discorso!) il primo elemento capace di catalizzare l'attenzione di società, istituti legali e intere nazioni su internet. Il danno economico che internet sta provocando alle grandi major è tale da stimolare una serie di provvedimenti che hanno lo scopo di tappare i buchi della pirateria ma finiscono per dare le linee guida di una futura politica e giurisprudenza della rete. Non volendolo il caso della pirateria musicale, e soprattutto i rimedi che si stanno approntando, cominciano a costituire dei precedenti dai quali non si potrà prescindere in futuro.
Prendiamo per esempio il caso di ThePirateBay.org, sito che distribuisce file torrent (vedi scheda "no comprendo"), i server risiedevano in Svezia ma quando sotto la pressione di istituti inernazionali e società degli editori la polizia svedese ha sospeso i server in questione per accertamenti , basandosi su un cavillo della legge nazionale antipirateria (che come tutte le leggi antipirateria al momento non prevede reati via internet e quindi non ha strumenti specifici per arginarli), i proprietari del sito hanno fatto i bagagli e si sono recati in Olanda, stato in cui non avrebbero avuto noie e così dopo due giorni il sito è tornato a disposizione di tutti gli utenti del pianeta al medesimo indirizzo, senza nessuna differenza.
Questo perchè si sta diffondendo il principio giurisprudenziale secondo cui in rete si è soggetti alle norme dell'ordinamento della nazione nella quale risiedono fisicamente i server. Così succede anche che un sito come AllOfMp3.com, possa vendere in tutto il mondo indisturbato file musicali a 9 centesimi di euro e interi album a 1 euro e senza limitazioni imposte da DRM (vedi scheda "no comprendo"). La vendita di file musicali è fortemente regolamentata e soggetta a precisi criteri e limitazioni imposti dalle case discografiche, ma AllOfMp3 riesce ad aggirarle tutte perchè risiede in Russia, dove c'è una particolare regolamentazione in materia di pirateria, e ne sfrutta la peculiarità per fare questo assurdo commercio in tutto il mondo senza poter essere fermato.
Una simile miope visione della regolamentazione della rete rischia di creare i "paradisi di internet", stati nei quali viene appositamente approvato un'ordinamento più indulgente verso atti che altrove sono reati con lo scopo di attirare tutti coloro i quali gestiscano attività illegali, o al limite della legalità, in rete che da lì possono continuare le loro attività (su base mondiale) nella più totale tranquillità.
E l'industria musicale che sta facendo?
Dal 2001 (l'anno in cui il boom di internet ha raggiunto la massa critica di utenti per cominciare ad intaccare le vendite musicali) ad oggi i profitti legati alla vendita musicale sono scesi del 22%, perdite che sono aumentate di anno in anno e non accennano a fermarsi. Colpa della pirateria, si è sempre detto, ma ora comincia a farsi strada l'idea che non sia solo quello il problema.
Si perchè va bene che la pirateria in rete è stato ed è un fenomeno fortissimo che ha coinvolto moltissima gente dissuadendola dal comprare ciò che poteva scariare gratis, ma c'è anche da dire che dal 2003 ad oggi (dati pubblicati dagli stessi editori musicali) la massa di file musicali coperti da diritto d'autore in giro sui server p2p è passato da 1,1 miliardi di file a 885 milioni, eppure la crisi non ha accennato a diminuire, anzi!
Si comincia allora a pensare a quali siano le cause che stanno determinando questa assurda situazione, perchè mai nella storia del mercato musicale c'è stata tanta richiesta di musica da parte dei consumatori e mai sono stati acquistati così pochi dischi.
Come sempre la causa non può essere una sola, così questa crisi si può spiegare non solo con la pirateria (che pure ha il suo merito) ma soprattutto con un atteggiamento sbagliato dei rivenditori musicali che sempre di più stanno accantonando i CD per fare spazio ad altre forme di intrattenimento complementari, su tutte il DVD. Impauriti dalle primi crisi, imbambolati dalle mille voci e leggende metropolitane su pirateria, scomparsa dei CD, fine dei mercati musicali ecc. ecc. i rivenditori (chiaramente non quelli specializzati) hanno progressivamente accantonato la vendita musicale determinando un ulteriore calo delle vendite.
Sembra che si comincerà a vedere la luce, secondo gli analisti di Screen Digest, nel 2010, non prima, quando se tutto continua così, uno dei primi rimedi alla crisi comincerà a fare effetto. Nel 2010 infatti il mercato delle vendite legali di file musicali online dovrebbe raggiungere una dimensione sufficiente da consentirgli di rimediare ai danni della pirateria, e questa rinnovata fiducia si spera potrebbe portare di nuovo le vendite in positivo.
Una cosa è certa, mai torneremo ad una forma di commercio come la precedente, il mercato musicale se e quando uscirà dalla crisi sarà assolutamente rivoluzionato, come è giusto che sia, per fare fronte ad esigenze diverse di un pubblico diverso che vuole musica in maniera diversa. Non più il vincolo dei CD, ma tracce libere ascoltabili su più tipologie di device.
da DIGITAL LIFESTYLE
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