Il cinema dell'orrore dopo la rivoluzione digitale
L'horror è uno dei generi che per eccellenza non può fare a meno degli effetti speciali. Fin dalle sue origini è stato terreno di sperimentazione per le tecnologie del cinema poichè si nutre dell'esigenza di mettere in scena ciò che nella realtà non esiste e Le colline hanno gli occhi 2 (come già Le colline hanno gli occhi prima di lui) si adopera per rispolverare le tecniche basilari del genere con l'obiettivo di mettere in scena la violenza di un straordinario quotidiano.
Quello che è accaduto con le tecnologie digitali infatti è stato che i film horror hanno fatto un salto in avanti mostruoso nei termini di ciò che potevano mostrare, cosa che tuttavia non è corrisposta ad una necessaria evoluzione delle idee. Spesso la computer grafica è stata usata come una bacchetta magica in grado di risolvere qualsiasi situazione senza che ci fosse però una concreta idea di cinema sotto.
Un horror si nutre di crudezza
In questo caso però trattandosi di un remake di un film del 1977, e ora del suo sequel, molto è stato fatto per ricreare le atmosfere originali di una pellicola concepita per non avere bisogno di effetti digitali, così anche per queste produzioni moderne ci si è appoggiati soprattutto a trucchi, cavi invisibili, effetti sonori, giochi di luce ecc. ecc.
I due registi, Alexandre Aja prima e Martin Weisz dopo, hanno rinunciato a tutte le componenti estetiche della violenza, tutto quello che per esempio ha costituito il cuore di 300. Non è stato infatti neanche in discussione l'utilizzo di tecniche come ad esempio il sangue digitale, poichè ben poco doveva esserci di stilizzato, tutto doveva essere il più concreto possibile. Infatti là dove le tecnologie digitali aiutano a creare una dimensione visiva onirica, l'uso di trucchi dal vivo (come il liquido rosso per simulare il sangue) restituiscono allo spettatore il senso di "orrore" e di brutalità della violenza.
E la scelta corretta che è stata fatta in queste due pellicole è stata appunto di puntare molto sul senso di orrenda brutalità. Se il sangue digitale con le sue esplosioni irreali è una metafora del sangue vero, un suo corrispettivo estetico, il sangue simulato dal vero azzera il simbolismo.
Lo studio delle vite dei mostri
Questo ritorno alle origini però non leva che ormai la tecnologia ha penetrato le fondamenta della struttura produttiva e nulla può essere come prima. Accade quindi che lo zampino del computer ci sia anche per le cose che meno ci si aspetta. Anche in una delle componenti fondamentali per la riuscita del film: il trucco dei "mostri", i deformi che abitano le caverne.
Come è tipico di Hollywood i truccatori hanno lavorato con una metodicità rara, ricostruendo per ognuno dei personaggi deformi la sua storia personale con il solo scopo di crearli con più accuratezza, senza cioè che queste storie vengano poi narrate nel film. Servono solo a capire il personaggio per creare meglio la maschera.
Come sono le parentele nel gruppo di deformi, chi sta in combutta con chi e chi si distacca dal gruppo e per quale motivo. Come mai alcuni hanno deformazioni diverse dagli altri e questo come influisce sul loro carattere e sulle loro azioni ecc. ecc.
Il trucco tra computer grafica e modelli
Quando si passa invece alla vera a propria fase di creazione del trucco tutte le creature vengono innanzitutto modellate e disegnate in 3D al Photoshop, in modo da poter sapere ancora prima di cominciare come sarà il lavoro finito e avere un'anteprima sull'effetto che potrà dare l'attore una volta truccato. Poi dai modelli tridimensionali vengono fatte delle stampe dei volti ottenuti e alla fine queste stampe sono unite ai calchi delle teste degli attori. In questo modo è possibile capire come far combaciare al meglio trucco e volto prima ancora di cominciare a sperimentare sugli attori, aumentando la qualità del risultato e risparmiando tempo.
da MYMOVIES.IT del 10/05/07
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