25.5.07

Net Tv, ma dove stiamo andando?

Roma - La Net Tv non ha nulla a che vedere con il viral video o il video sharing più amatoriale, ma è l'insieme dei contenuti di natura televisiva distribuiti in rete, cioè concepiti con un'idea in testa, di breve durata e rilasciati con formule di podcasting su diverse piattaforme. La Net Television infatti usa internet come antenna e il pc come un telecomando ma poi l'interfaccia è molteplice.

Sono questi alcuni dei concetti su cui Tommaso Tessarolo, guru italiano della net television e blogger di lungo corso, ha costruito il suo volume NET TV - Come internet cambierà la televisione per sempre, che questa sera sarà presentato in un singolare evento a Roma, un testo che si propone di dare conto di come la realtà della diffusione del video in rete stia cambiando e sia destinata a cambiare il modo in cui fruiamo degli altri media nonché il modo in cui vengono prodotti i contenuti.

Ora che la Net Tv è una realtà che comincia a manifestarsi, attirando sempre più anche i grandi broadcaster, Tommaso intende iniziare ad ordinare le idee sul video in rete. Poco prima della presentazione ufficiale del libro nell'evento di questa sera, Punto Informatico ha scambiato quattro chiacchiere con l'autore, per capire meglio la sua visione del futuro della tv su internet.

Punto Informatico: Qual è stato l'evento, il fatto più significativo negli ultimi tre anni per quanto riguarda la Net television?
Tommaso Tessarolo: Sicuramente la nascita di YouTube, perché ha diffuso il concetto di video distribuito in rete anche a livello mainstream. Ha avvertito l'opinione pubblica del fatto che era effettivamente possibile vedere video online.

PI: Tracci un confine molto netto su cosa sia Net Tv e cosa no. Ma l'IPTV in che categoria rientra?
TT: In tutto questo insieme di tecnologie, l'IPTV si configura malissimo per molte ragioni, la prima delle quali è che l'IPTV non è una tv via internet. Viene sempre venduta come tv via internet ma non è vero, è una cable tv, perché devi essere abbonato ad Alice, a Fastweb o a Tiscali per vedere quel tipo di contenuti, sostanzialmente non è aperta, non dà accesso a chiunque, ma sottostà alle regole del palinsesto. L'unica cosa che ha in comune con la Net Tv è che dà accesso alle library di contenuti e ai videoregistratori remoti.

PI: E i videoblog?
TT: I vlog sono assolutamente contenuti di tipo Net Tv perché seriali e in podcasting. E hanno soprattutto un'altra caratteristica tipica della tv in rete: non avendo l'incubo di essere profittevoli si concentrano su nicchie di utenza e lo fanno con apparecchiature proamatoriali, cioè telecamere da 1500 euro e PC con software di montaggio video.

PI: Al momento cosa ti piace seguire di quello che esce in rete?
TT: Seguo poco perché ho poco tempo, però mi guardo volentieri Rocketboom, Newsreel, Wallstrip e PromQueen.

PI: Il futuro è in streaming o on demand? Probabilmente avremo entrambi i modi di trasmettere ma cosa secondo te è destinato a prevalere?
TT: Una caratteristica fondamentale della Net Tv è che il pubblico (anche quello televisivo classico) preferisce sempre di più la fruizione non lineare del contenuto. La televisione classica è quella di flusso (streaming) che prevede che tu sia presente davanti allo schermo ad una certa ora, e questa sta perdendo ascolti (la tv stessa infatti perde ascolti) e là dove sono diffusi i videoregistratori con hard disk il consumo di tv in differita sta crescendo in maniera esponenziale. Credo che lo streaming andando avanti avrà sempre più senso solo per gli eventi che hanno necessità di essere visti in diretta, come lo sport e le news.

PI: Secondo te lo standard tecnologico di trasmissione attuale è adatto a reggere trasmissioni future?
TT: Sì, secondo me è una tecnologia più che matura. Ci sono solo due problemi ancora da risolvere: i DRM, in futuro la maggior parte dei contenuti probabilmente saranno gratuiti e si reggeranno sulla pubblicità ma purtroppo i DRM saranno molto presenti per ancora molti anni almeno finché non troviamo un modo per renderli interoperabili, e questo è un segno di immaturità. E poi i formati video, perché se faccio un podcast in Wmv non lo posso vedere sull'iPod. Non a caso Adobe sta spingendo tantissimo su Flash come codec video universale.

PI: Quanto credi nel crowdsourcing? Davvero le produzioni dal basso saranno quello di cui fruiremo?
TT: Credo ci sarà una mescolanza tra le due cose, anche Chris Anderson sostiene che non può esistere la coda lunga senza le Hit. Le Hit sono il fattore trascinante per qualunque tipo di nicchia, se non ci sono fattori forti è impossibile avere il resto della coda. Le produzioni classiche continueranno ad esistere e saranno fortissime, pur cambiando le modalità produttive e distributive e forse anche i format (più brevi e interattivi), ma la grande fetta della torta sarà comunque costituita dalla coda, la cui grandezza è imprevedibile ma già oggi sappiamo che può essere dal 30 al 60% del totale.

PI: Ci sono possibilità per le idee che si basano sullo standard torrent? Anche per lo streaming intendo...
TT: Non per il momento, il p2p ha una latenza ampia (più di 5 minuti) per cui non può essere usato per trasmettere una partita ma più che altro roba tipo i reality.
A parte questo però credo che il Peer to Peer verrà usato per qualsiasi tipo di contenuto, e secondo me sarà usato sempre di più. Joost o BabelGum (che comunque non trasmettono live) usano infatti i protocolli torrent per distribuire clip video anche in modalità lineare. iTunes presto o tardi monterà il p2p perché è un modo efficiente di distribuire. Per la trasmissione live invece c'è roba come Coolstreaming e Octoshape, ma avranno una portata marginale perché, ripeto, la diretta servirà solo per eventi marginali.

da PUNTO INFORMATICO del 25/05/07

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