4.5.09

RECENSIONE Louise Michel

Prima vessate con orari e turni infami e successivamente lasciate senza un lavoro dall'improvvisa chiusura fallimentare dello stabilimento tessile dove lavorano, un pugno di operaie riunitesi per decidere che fare con i soldi della liquidazione optano per la scelta più sensata: usarli per assoldare un killer che uccida il padrone. Ma in una multinazionale non è sempre semplice capire chi sia il vero padrone. Scalcinati, incompetenti, spietati ma incredibilmente determinati a portare a termine il lavoro, un killer della domenica (che in realtà prima era una donna) e una delle impiegate (che in realtà prima era un uomo) saranno disposti anche a viaggiare fuori dalla Francia su una barca di clandestini pur di trovare il vero padrone e farlo fuori.
Questa storia semi-seria (ma esilarante!) di come un pugno di impiegate siano diventate committenti di una strage di funzionari è uno dei film più autenticamente anarchici e surreali dell'anno, una vera commedia di resistenza al vivere civile e sociale che già si fece notare al Festival del Film di Roma. Tutto in essa diventa atto di ribellione ad un ordine anche e specialmente quello che i due poveri protagonisti (per l'appunto Louise e Michel) non intendono certo come tale.
Il ribaltamento sessuale è infatti al tempo stesso dimostrazione della follia delle regole sociali (entrambi cambiano sesso per trovare un lavoro) e tassello di un caos più generale a cui appartengono anche cose il non saper nè leggere nè scrivere, un particolare che nel mondo contemporaneo può anche causare la morte!
Nulla può arrestare le piccole operaie nella loro furia omicida e soverchiatrice delle rigide strutture gerarchiche aziendali. Dovessero anche sterminare tutta la dirigenza arriveranno al responsabile, messaggio reso ancora più chiaro dalla didascalia finali che spiega come Louise Michel sia anche il nome di una nota anarchica francese d'inizio novecento.
I registi Benoît Delépine e Gustave de Kervern sostengono (da anarchici) di non conoscere la tecnica del cinema e di limitarsi a inquadrare ciò che vogliono mostrare, ma non è assolutamente vero. La conoscono e come! Non c'è immagine dietro la cui composizione non stia una profonda riflessione su quale elemento della scena vada sottolineato o dietro alla quale non si nasconda una valutazione morale. Non c'è carrello che non sia indispensabile (per finalità comiche, impressionanti o narrative) e non c'è forzatura del normale racconto che non sia una raffinata deviazione utile a raccontare un mondo (come ad esempio lo sono i brevissimi flashback dei protagonisti). Si divertono con una comicità semplice ma efficace, spesso innescata dal contrasto tra ciò che è in scena e ciò si può solo sentire fuoriscena. E anche quando inseriscono brevissimi momenti sentimentali si tratta di attimi tutti da cogliere, realizzati con grande conoscenza del cinema.

da MYMOVIES.IT

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