Tanto tempo fa nel reame di Doremi nasce un topo diverso. Tutti gli altri topi, pavidi e costantemente impauriti, lo chiamano "coraggioso" in realtà Despereaux è solo curioso, talmente tanto da superare la naturale paura che identifica la sua razza. Non è il rischiare di far scattare le trappole per prendere il formaggio o l'avventurarsi nelle stanze degli umani a caratterizzarlo ma il fatto che invece che rosicchiare le pagine dei libri lui le legga, attratto al fascino del racconto.
Tramite questo salto intellettuale capisce cose nuove e si distingue dalla comunità che inevitabilmente lo condanna spedendolo nel regno sotterraneo dei ratti, parenti più infidi, maligni e sporchi dei topi. Lì incontrerà Roscuro, un ratto di nave finito per errore tra i suoi simili di città anche lui per certi versi diverso dagli altri perchè amante della luce.
Le loro avventure si incroceranno cavallerescamente con la storia del regno di Doremi, oscurato dalla morte della sua regina e privato della linfa vitale.
Le avventure del topino Despereaux è una vera favola moderna. Della favola mantiene tutto l'impianto mitologico (i reami dominati da regnanti buoni ma intristiti, le principesse, i cavalieri, i nemici da battere, i tradimenti, le agnizioni e le imprese) ma la contamina con tutto il modo moderno di intendere un racconto. Despereaux sogna di essere come i cavalieri di cui legge le avventure e la sua vita ne ricalca lo stile in una mimesi tra racconto e forma-racconto tipica del postmoderno, allo stesso modo anche il ruolo della principessa è inteso solo a partire da ciò che già sappiamo essere le sue caratteristiche topiche per arrivare ad altro e più di tutto infine si tratta di un racconto di affermazione intellettuale e non fisica.
Per tutto questo alla fine il primo lungometraggio in computer grafica della Universal parla dritto al cuore degli adulti o quantomeno dei giovani adulti anche se si propone palesemente come un prodotto per bambini. Siamo lontani dai doppi livelli di lettura dei cartoni Dreamworks e Pixar, Le avventure del topino Despereaux comunica quale sia il suo target in ogni immagine eppure ha un sottotesto molto alto e una morale di fondo lontanissima da quella di stampo cristiano cui siamo abituati (male e bene non si contrappongono dialetticamente ma si contaminano continuamente).
Si tratta di un prodotto particolare e sofisticato che anche nella scelta estetica di uno stile pittorico ricorda per certi versi le illustrazioni favolistiche tradizionali e in alcuni inserti immaginari i classici Disney afferma la sua diversità intellettuale.
Volutamente privo dell'umorismo devastante della Dreamworks e dell'azione furiosa di molti prodotti per bambini potrebbe mancare l'obiettivo commerciale ma di certo l'opera di Sam Fell (che adatta il racconto omonimo di Kate DiCamillo) rimarrà come uno degli esperimento più peculiari ed intriganti del suo genere.
da MYMOVIES.IT
Tramite questo salto intellettuale capisce cose nuove e si distingue dalla comunità che inevitabilmente lo condanna spedendolo nel regno sotterraneo dei ratti, parenti più infidi, maligni e sporchi dei topi. Lì incontrerà Roscuro, un ratto di nave finito per errore tra i suoi simili di città anche lui per certi versi diverso dagli altri perchè amante della luce.
Le loro avventure si incroceranno cavallerescamente con la storia del regno di Doremi, oscurato dalla morte della sua regina e privato della linfa vitale.
Le avventure del topino Despereaux è una vera favola moderna. Della favola mantiene tutto l'impianto mitologico (i reami dominati da regnanti buoni ma intristiti, le principesse, i cavalieri, i nemici da battere, i tradimenti, le agnizioni e le imprese) ma la contamina con tutto il modo moderno di intendere un racconto. Despereaux sogna di essere come i cavalieri di cui legge le avventure e la sua vita ne ricalca lo stile in una mimesi tra racconto e forma-racconto tipica del postmoderno, allo stesso modo anche il ruolo della principessa è inteso solo a partire da ciò che già sappiamo essere le sue caratteristiche topiche per arrivare ad altro e più di tutto infine si tratta di un racconto di affermazione intellettuale e non fisica.
Per tutto questo alla fine il primo lungometraggio in computer grafica della Universal parla dritto al cuore degli adulti o quantomeno dei giovani adulti anche se si propone palesemente come un prodotto per bambini. Siamo lontani dai doppi livelli di lettura dei cartoni Dreamworks e Pixar, Le avventure del topino Despereaux comunica quale sia il suo target in ogni immagine eppure ha un sottotesto molto alto e una morale di fondo lontanissima da quella di stampo cristiano cui siamo abituati (male e bene non si contrappongono dialetticamente ma si contaminano continuamente).
Si tratta di un prodotto particolare e sofisticato che anche nella scelta estetica di uno stile pittorico ricorda per certi versi le illustrazioni favolistiche tradizionali e in alcuni inserti immaginari i classici Disney afferma la sua diversità intellettuale.
Volutamente privo dell'umorismo devastante della Dreamworks e dell'azione furiosa di molti prodotti per bambini potrebbe mancare l'obiettivo commerciale ma di certo l'opera di Sam Fell (che adatta il racconto omonimo di Kate DiCamillo) rimarrà come uno degli esperimento più peculiari ed intriganti del suo genere.
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