Sai, per certe cose servono delle prove!" è il continuo rimprovero di Russel Crowe a Rachel McAdams in State of Play. Il primo è un vecchio leone della carta stampata mentre la seconda è una giovane blogger del medesimo gruppo editoriale (quello del Washington Post) e il rimbrotto citato non è diverso dal mantra che si sente (e si legge) levarsi spesso dal vecchio mondo dell'informazione infastidito dall'audacia e dal successo dei migliori blog. La novità è che nel film di Kevin Macdonald (da venerdì nelle nostre sale) la carta stampata dovrà ricredersi.
Per chi ha dimestichezza con le cose di internet infatti in State Of Play c'è molto di più di una storia di intrigo sentimentale e politico ai piani alti del governo statunitense, c'è tutto il mondo dell'informazione che cambia e lo scontro tra chi è attaccato ai quotidiani e chi predica la religione dell'informazione libera dei blog: "I blog non sono la stessa cosa del giornalismo, mi piacciono, ma sono diversi. E' un po' triste da vedere ma mi sembra che il futuro si trovi tra i giovani giornalisti di internet", così si esprime a parole Kevin Macdonald, ma un necessario corollario a queste dichiarazioni viene da quello che il regista ha messo sullo schermo. Si perchè sarà anche triste vedere un mondo che muore ma è solo il tramonto a deprimere e non certo ciò che gli segue.
State Of Play è infatti il primo film a mettere in scena con grande intelligenza e senza velleità passatiste il divario sociale e culturale che separa le due classi del mondo dell'informazione: carta stampata e blog. Nel film il redattore d'assalto del Washington Post e la compita blogger del gruppo editoriale lavorano a due storie apparentemente separate (un affare di droga il primo e una bega sentimentale del politico Ben Affleck la seconda) che invece si riveleranno intimamente connesse e costringendoli così ad un'inedita alleanza.
Non vi anticipiamo nient'altro di un film teso e ricalcato sul più classico stile del thriller politico all'americana. Ma ciò che sembra davvero innovativo è come si tenti finalmente di portare a tutti quanti la rivoluzione del blogging. Per la prima volta infatti un film di alto profilo e destinato ad un pubblico generalista mette in scena pro e contro dei cambiamenti che internet ha portato e sta portando in uno dei tanti ambiti della produzione dei contenuti.
I giornali sono in crisi e in America l'interrogativo sul loro futuro è all'ordine del giorno, da noi la situazione non è diversa solo che se ne discute meno: "In America leggiamo i blog molto più dei giornali cartacei" dice il regista "Per questo presto moriranno". Macdonald, intervistato sulla questione, rivela quanto fosse importante per il suo film il rapporto tra i due protagonisti, emblemi del vecchio giornalismo e della nuova dimensione in rete più informale, più diretta e più agile.
Siamo sicuri di non anticipare nulla di imprevedibile dicendo che i due nel corso del film impareranno a collaborare come non si svela nulla dell'intricata trama di spionaggio e intrigo politico sottolineando come alla fine ci sarà una nobilitazione del giornalismo in rete. Anche il vecchio leone della carta stampata, inizialmente reticente anche solo a parlare con la ragazzina arrogante che simboleggia la fine del suo mondo capirà come il blogging abbia lo stesso valore del giornalismo cartaceo. Una lezione che è all'ordine del giorno per chi è pratico delle cose di internet ma che forse suona rivoluzionaria alle orecchie dello spettatore comune.
Dunque cos'è per Kevin Macdonald il futuro del giornalismo? "Credo ci sia una precisa differenza tra futuro dei giornali e futuro del giornalismo: il giornalismo può andare su qualsiasi supporto mentre i quotidiani a me non interessano particolarmente". Pensa che il passaggio dalla carta all'online sarà indolore? "No. Sebbene ci siano testate online splendide come l'Huffington Post, che fa vero giornalismo e non a caso ora vuole assumere 50 reporter investigativi, lo stesso credo che i prossimi 10 anni saranno l'era dell'oro per i politici corrotti perchè potranno fare quello che vogliono dato che non ci saranno più giornalisti a svelarne i segreti".
Ad oggi comunque i migliori scoop sulla vita politica, sull'atteggiamento arrogante delle aziende e sulle mille piccole incongruenze nell'agire di chi dovrebbe guidare il paese sono arrivano quotidianamente dalla rete.
Per chi ha dimestichezza con le cose di internet infatti in State Of Play c'è molto di più di una storia di intrigo sentimentale e politico ai piani alti del governo statunitense, c'è tutto il mondo dell'informazione che cambia e lo scontro tra chi è attaccato ai quotidiani e chi predica la religione dell'informazione libera dei blog: "I blog non sono la stessa cosa del giornalismo, mi piacciono, ma sono diversi. E' un po' triste da vedere ma mi sembra che il futuro si trovi tra i giovani giornalisti di internet", così si esprime a parole Kevin Macdonald, ma un necessario corollario a queste dichiarazioni viene da quello che il regista ha messo sullo schermo. Si perchè sarà anche triste vedere un mondo che muore ma è solo il tramonto a deprimere e non certo ciò che gli segue.
State Of Play è infatti il primo film a mettere in scena con grande intelligenza e senza velleità passatiste il divario sociale e culturale che separa le due classi del mondo dell'informazione: carta stampata e blog. Nel film il redattore d'assalto del Washington Post e la compita blogger del gruppo editoriale lavorano a due storie apparentemente separate (un affare di droga il primo e una bega sentimentale del politico Ben Affleck la seconda) che invece si riveleranno intimamente connesse e costringendoli così ad un'inedita alleanza.
Non vi anticipiamo nient'altro di un film teso e ricalcato sul più classico stile del thriller politico all'americana. Ma ciò che sembra davvero innovativo è come si tenti finalmente di portare a tutti quanti la rivoluzione del blogging. Per la prima volta infatti un film di alto profilo e destinato ad un pubblico generalista mette in scena pro e contro dei cambiamenti che internet ha portato e sta portando in uno dei tanti ambiti della produzione dei contenuti.
I giornali sono in crisi e in America l'interrogativo sul loro futuro è all'ordine del giorno, da noi la situazione non è diversa solo che se ne discute meno: "In America leggiamo i blog molto più dei giornali cartacei" dice il regista "Per questo presto moriranno". Macdonald, intervistato sulla questione, rivela quanto fosse importante per il suo film il rapporto tra i due protagonisti, emblemi del vecchio giornalismo e della nuova dimensione in rete più informale, più diretta e più agile.
Siamo sicuri di non anticipare nulla di imprevedibile dicendo che i due nel corso del film impareranno a collaborare come non si svela nulla dell'intricata trama di spionaggio e intrigo politico sottolineando come alla fine ci sarà una nobilitazione del giornalismo in rete. Anche il vecchio leone della carta stampata, inizialmente reticente anche solo a parlare con la ragazzina arrogante che simboleggia la fine del suo mondo capirà come il blogging abbia lo stesso valore del giornalismo cartaceo. Una lezione che è all'ordine del giorno per chi è pratico delle cose di internet ma che forse suona rivoluzionaria alle orecchie dello spettatore comune.
Dunque cos'è per Kevin Macdonald il futuro del giornalismo? "Credo ci sia una precisa differenza tra futuro dei giornali e futuro del giornalismo: il giornalismo può andare su qualsiasi supporto mentre i quotidiani a me non interessano particolarmente". Pensa che il passaggio dalla carta all'online sarà indolore? "No. Sebbene ci siano testate online splendide come l'Huffington Post, che fa vero giornalismo e non a caso ora vuole assumere 50 reporter investigativi, lo stesso credo che i prossimi 10 anni saranno l'era dell'oro per i politici corrotti perchè potranno fare quello che vogliono dato che non ci saranno più giornalisti a svelarne i segreti".
Ad oggi comunque i migliori scoop sulla vita politica, sull'atteggiamento arrogante delle aziende e sulle mille piccole incongruenze nell'agire di chi dovrebbe guidare il paese sono arrivano quotidianamente dalla rete.
da WIRED.IT del 30/04/09
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