Il fenomeno "Snakes On A Plane" è cominciato ben un anno fa, nell'estate del 2005, quando Josh Friedman, uno sceneggiatore hollywoodiano di poco conto, dal suo blog ha lanciato la notizia di essere stato contattato per contribuire al lavoro sullo script di un film il cui titolo semplice e sincero lo aveva da subito galvanizzato e insieme ispirato: "Snakes On A Plane".
La semplice pubblicazione del titolo provvisorio (o come si dice in gergo "titolo di lavorazione") ha attivato un meccanismo di feroce passaparola e fomento generale attraverso internet. Un movimento talmente ampio e pervasivo che è arrivato all'attenzione della New Line Cinema, lo studio che produce il film, che nel frattempo aveva deciso di passare dal titolo di lavorazione al definitivo "Pacific Airflight 121" e che si è vista costretta a tornare sui suoi passi, forzata a sorpresa anche dallo stesso protagonista Samuel L. Jackson, il quale ha raccontato di aver commentato la notizia del cambio di titolo con un secco: "Come sarebbe a dire avete cambiato il titolo? Io avevo accettato solo per quello!".
Ma la furba New Line non si è fermata qui. Compreso il valore e l'importanza che la grossa comunità della rete aveva ormai assunto ha deciso di utilizzare quest'aspettativa prematura a suo vantaggio. Le community, i forum e i blog più attivi sul piano della speculazione sulla possibile riuscita di un film dal titolo così promettente sono stati contattati e ascoltati dalla produzione, è stata messa in piedi una campagna promozionale ad hoc che puntasse sul gusto retrò del cinema di serie B e sulla figura di Samuel L. Jackson (che dopo le dichiarazioni di amore per il genere e per un film con quel titolo aveva assunto lo status di idolo). Gli spettatori sono stati utilizzati come grande test di mercato per la riuscita del film e addirittura il regista David Ellis si è dovuto piegare al volere dei consumatori e girare delle scene in più, nonostante il film fosse già considerato concluso, solo per aggiungere, stando alle dichiarazioni ufficiali: "Più serpenti, più gore, più nudità e più Samuel L. Jackson". Portando tra le altre cose il film da "Pg-13" (sigla che indica il divieto di visione per i minori di 13 anni) a "R" (divieto per i minori di 17 anni non accompagnati). Una mobilitazione di massa insomma che ha portato forse per la prima volta gli spettatori a contribuire a dare una forma ai film che vorrebbero vedere al cinema.
Tuttavia pensare che sia tutto merito di un titolo accattivante sarebbe estremamente riduttivo, "Snakes On A Plane" non è semplicemente un buon titolo, è un simbolo. Tutti coloro i quali sono cresciuti e hanno amato quel cinema d'azione di serie B un po' splatter e gore, dalla trama semplice e scontata che sollazza più la pancia che la mente, hanno immediatamente riconosciuto in quel titolo un'ammissione di sincerità e una promessa di felicità. Titoli più complessi o più raffinati rimandano ad un gruppo di esperti attorno ad un tavolo che studiano la maniera migliore per promuovere un film, mentre un titolo così schietto e semplice rimanda ad uno scrittore ubriaco che non ha voglia di pensare anche ad un titolo per l'ultimo copione da 4 soldi che ha scritto e butta giù l'unica cosa che abbia senso.
In questo senso "Snakes On A Plane" più che un titolo è stato subito il simbolo di un modo di concepire il cinema che ha fomentato gli animi degli appassionati di quei film di serie B che non hanno paura di proporre un intreccio banale dalla risoluzione scontata e più azione che parole ma anzi cercano di farlo meglio che possono.
La semplice pubblicazione del titolo provvisorio (o come si dice in gergo "titolo di lavorazione") ha attivato un meccanismo di feroce passaparola e fomento generale attraverso internet. Un movimento talmente ampio e pervasivo che è arrivato all'attenzione della New Line Cinema, lo studio che produce il film, che nel frattempo aveva deciso di passare dal titolo di lavorazione al definitivo "Pacific Airflight 121" e che si è vista costretta a tornare sui suoi passi, forzata a sorpresa anche dallo stesso protagonista Samuel L. Jackson, il quale ha raccontato di aver commentato la notizia del cambio di titolo con un secco: "Come sarebbe a dire avete cambiato il titolo? Io avevo accettato solo per quello!".
Ma la furba New Line non si è fermata qui. Compreso il valore e l'importanza che la grossa comunità della rete aveva ormai assunto ha deciso di utilizzare quest'aspettativa prematura a suo vantaggio. Le community, i forum e i blog più attivi sul piano della speculazione sulla possibile riuscita di un film dal titolo così promettente sono stati contattati e ascoltati dalla produzione, è stata messa in piedi una campagna promozionale ad hoc che puntasse sul gusto retrò del cinema di serie B e sulla figura di Samuel L. Jackson (che dopo le dichiarazioni di amore per il genere e per un film con quel titolo aveva assunto lo status di idolo). Gli spettatori sono stati utilizzati come grande test di mercato per la riuscita del film e addirittura il regista David Ellis si è dovuto piegare al volere dei consumatori e girare delle scene in più, nonostante il film fosse già considerato concluso, solo per aggiungere, stando alle dichiarazioni ufficiali: "Più serpenti, più gore, più nudità e più Samuel L. Jackson". Portando tra le altre cose il film da "Pg-13" (sigla che indica il divieto di visione per i minori di 13 anni) a "R" (divieto per i minori di 17 anni non accompagnati). Una mobilitazione di massa insomma che ha portato forse per la prima volta gli spettatori a contribuire a dare una forma ai film che vorrebbero vedere al cinema.
Tuttavia pensare che sia tutto merito di un titolo accattivante sarebbe estremamente riduttivo, "Snakes On A Plane" non è semplicemente un buon titolo, è un simbolo. Tutti coloro i quali sono cresciuti e hanno amato quel cinema d'azione di serie B un po' splatter e gore, dalla trama semplice e scontata che sollazza più la pancia che la mente, hanno immediatamente riconosciuto in quel titolo un'ammissione di sincerità e una promessa di felicità. Titoli più complessi o più raffinati rimandano ad un gruppo di esperti attorno ad un tavolo che studiano la maniera migliore per promuovere un film, mentre un titolo così schietto e semplice rimanda ad uno scrittore ubriaco che non ha voglia di pensare anche ad un titolo per l'ultimo copione da 4 soldi che ha scritto e butta giù l'unica cosa che abbia senso.
In questo senso "Snakes On A Plane" più che un titolo è stato subito il simbolo di un modo di concepire il cinema che ha fomentato gli animi degli appassionati di quei film di serie B che non hanno paura di proporre un intreccio banale dalla risoluzione scontata e più azione che parole ma anzi cercano di farlo meglio che possono.
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