E' con la giusta dose di orgoglio che Fabrizio Fultò dichiara che: "Non ci sono festival o feste del cinema con una sezione dedicata agli effetti speciali", nulla insomma come il Digital Party, la mostra/esibizione/workshop allestita interamente nello Spazio Espositivo Uno presso l'Auditorium di Roma, un'area di 2300 metri quadrati che gli ideatori non esitano a definire "underground" per la sua collocazione sotterranea e per l'illuminazione dai forti toni blu.
Un'intera area dedicata alle nuove tecnologie del cinema che in questa prima edizione darà particolare attenzione al tema cardine della Festa Del Cinema 2006: il lavoro dell'attore.
Il cuore del Digital Party infatti è costituito dalla messa in scena dell'intero processo di creazione di un attore digitale attraverso il motion capture (la tecnica che è servita ad animare Gollum di Il Signore Degli Anelli o il King Kong di Peter Jackson). Ci sono schermi piatti diffusi in tutta l'area sui quali sono visualizzati i diversi step che danno vita all'attore di sintesi: dalla "cattura" dei tratti facciali, alla loro tridimensionalizzazione, alla cattura dei movimenti del corpo, fino all'applicazione del viso sul corpo e l'interazione, sempre in un ambiente rigorosamente virtuale, con attori in carne ed ossa.
"Abbiamo voluto creare uno spazio che stupisca chi entra con la sua magia, che è poi quella dei trucchi cinematografici, senza parlare del funzionamento delle componenti elettroniche ma mostrando le radici storiche di queste evoluzioni", in questo modo Adriano Levantesi spiega l'obiettivo dichiarato dell'evento, cioè mostrare al pubblico come nel virtuale non scompaia l'artigianato del cinema, anzi. Ogni mestiere "analogico" ha un suo corrispettivo digitale. Le tecnologie al servizio del cinema anche nell'era digitale per funzionare richiedono pratica, apprendistato e creatività artigianale, non si tratta di una scappatoia tecnica che delega il lavoro alle macchine. Ed è per dimostrare questo che Fultò e Levantesi (le menti dietro il Digital Party) hanno voluto mettere a disposizione del pubblico l'esperienza e i mezzi tecnici che le aziende partner hanno portato. In questo modo ogni avventore può, spostandosi attraverso l'area espositiva, diventare il modello per la creazione di un clone digitale con il quale alla fine sarà anche possibile interagire in un ambiente rigorosamente virtuale, mettendosi di fronte al classico pannello blu.
Ma non ci sarà solo questo, il Digital Party durerà per l'intera durata della Festa e oltre ad esporre tecnologia consentirà anche di capirne di più sui sistemi produttivi. La più grande sorpresa è infatti scoprire che alcuni dei maggiori esperti che lavorano alla post produzione digitale ad Hollywood sono italiani o di origine italiana. Professionisti che interverranno per parlare o fare delle lezioni ad un pubblico di esperti, da Anthony Lamolinara a Filippo Costanzo fino ad Antonio Noti, il primo italiano a lavorare come supervisore agli effetti speciali per un'azienda americana, la Sony Images.
Un'intera area dedicata alle nuove tecnologie del cinema che in questa prima edizione darà particolare attenzione al tema cardine della Festa Del Cinema 2006: il lavoro dell'attore.
Il cuore del Digital Party infatti è costituito dalla messa in scena dell'intero processo di creazione di un attore digitale attraverso il motion capture (la tecnica che è servita ad animare Gollum di Il Signore Degli Anelli o il King Kong di Peter Jackson). Ci sono schermi piatti diffusi in tutta l'area sui quali sono visualizzati i diversi step che danno vita all'attore di sintesi: dalla "cattura" dei tratti facciali, alla loro tridimensionalizzazione, alla cattura dei movimenti del corpo, fino all'applicazione del viso sul corpo e l'interazione, sempre in un ambiente rigorosamente virtuale, con attori in carne ed ossa.
"Abbiamo voluto creare uno spazio che stupisca chi entra con la sua magia, che è poi quella dei trucchi cinematografici, senza parlare del funzionamento delle componenti elettroniche ma mostrando le radici storiche di queste evoluzioni", in questo modo Adriano Levantesi spiega l'obiettivo dichiarato dell'evento, cioè mostrare al pubblico come nel virtuale non scompaia l'artigianato del cinema, anzi. Ogni mestiere "analogico" ha un suo corrispettivo digitale. Le tecnologie al servizio del cinema anche nell'era digitale per funzionare richiedono pratica, apprendistato e creatività artigianale, non si tratta di una scappatoia tecnica che delega il lavoro alle macchine. Ed è per dimostrare questo che Fultò e Levantesi (le menti dietro il Digital Party) hanno voluto mettere a disposizione del pubblico l'esperienza e i mezzi tecnici che le aziende partner hanno portato. In questo modo ogni avventore può, spostandosi attraverso l'area espositiva, diventare il modello per la creazione di un clone digitale con il quale alla fine sarà anche possibile interagire in un ambiente rigorosamente virtuale, mettendosi di fronte al classico pannello blu.
Ma non ci sarà solo questo, il Digital Party durerà per l'intera durata della Festa e oltre ad esporre tecnologia consentirà anche di capirne di più sui sistemi produttivi. La più grande sorpresa è infatti scoprire che alcuni dei maggiori esperti che lavorano alla post produzione digitale ad Hollywood sono italiani o di origine italiana. Professionisti che interverranno per parlare o fare delle lezioni ad un pubblico di esperti, da Anthony Lamolinara a Filippo Costanzo fino ad Antonio Noti, il primo italiano a lavorare come supervisore agli effetti speciali per un'azienda americana, la Sony Images.
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