Mentre una volta il cinema d'animazione era la Disney, sinonimo stesso di intrattenimento infantile, da quando nel 1993 è nata l'animazione in computer grafica (con Toy story) è stata la Pixar a diventare sinonimo di cinema d'animazione. Ma contemporaneamente la computer animation con i suoi costi bassi ha anche permesso l'emergere di altri concorrenti.
E' la storia della Blue Sky, salita alla ribalta con il grandissimo successo di L'era glaciale e ora al cinema con una favola più tradizionale e destinata ai bambini: Ortone e il mondo dei Chi.
La storia racconta dell'elefante Ortone (doppiato da Christian De Sica) che un giorno sente un grido d'aiuto provenire da un granello di polvere e nonostante l'implausibilità della cosa si convince di doverlo salvare. Quello che non sa è che il granello ospita un minuscolo mondo abitato dai Chi, i quali sono davvero in serio pericolo.
Contrariamente alla tradizione dell'animazione computerizzata che solitamente porta al cinema sceneggiature originali la Blue Sky ha scelto una storia dal sicuro successo (almeno in territorio americano), una favola scritta da dr. Seuss, pseudonimo di Ted Geisel, uno dei più grandi scrittori (e disegnatori) moderni di fiabe per bambini.
Ma al di sopra di tutti c'è sempre lui Chris Wedge, wonder boy della Blue Sky, regista di tutti i film realizzati fino ad ora dallo studio (dai fasti della saga di L'era glaciale al più blando Robots), che per questo film è passato dai panni di regista a quelli di produttore, un ruolo da supervisore che ha calzato con una certa difficoltà (tanto che ha promesso che ben presto tornerà a dirigere) ma che si è reso necessario per realizzare un film dal soggetto non originale e portare la Blue Sky a livello degli altri grandi studi di produzione.
L'animazione realizzata al computer ha i suoi maestri e padri fondatori nella Pixar c'è qualcosa di tecnico che gli invidia?
Io non invidio nulla di tecnico agli altri. Tecnicamente possiamo competere con qualsiasi altro studio. Si tratta di aspetti molto importanti ma se proprio devo invidiare qualcosa è sicuramente la storia, almeno se mi trasporta via. Insomma tengo molto di più a tutto il bello di una storia ben narrata è quello che mi scatena emozioni.
E cosa invidia allora dal punto di vista della storia?
Ciò che mi ispira di più è trascendere la tecnica e arrivare al cuore del cinema, che poi è il medesimo cuore del cinema dal vero. Il nostro obiettivo non è solo fare cartoni ma presentare personaggi talmente profondi da farti dimenticare che si è di fronte ad un cartone poichè sei di fronte al cinema puro.
E per questo la Pixar è d'ispirazione?
Si. Da questo punto di vista sono rimasto molto impressionato da Ratatouille, da come quel topo in cerca di diventare un artista e come questo desiderio sia reso. Di fronte a queste cose la tecnologia scompare.
Voi invece ora avete scelto di affidarvi ad una storia scritta da un grande scrittore...
Abbiamo scelto la favola di Ortone perchè combacia con la nostra idea di cosa sia una grande storia per il cinema, il libro ha un inizio un mezzo e una fine, grandi personaggi e grande potenziale emozionale. E questo ci libera dal peso di fare la storia e lasciandoci unicamente il compito di capire come raccontarla.
da IL SECOLO XIX del 23/05/08
9.7.08
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