9.7.08

Il futuro delle tecnologie del cinema secondo Bruce Sterling

Le parole con cui Matt Aitken, uno dei membri più importanti della WETA digital (compagnia di effetti speciali nota per aver realizzato King Kong) ha aperto la conferenza dei dieci anni del Future Film Festival, l’evento bolognese che annualmente propone il futuro del cinema, sono state:

“Nel 1997 il campione d’incassi della stagione era Titanic, seguito da Il mondo perduto, sequel di Jurassic Park. Vedevamo il cinema come una macchina destinata ad effetti speciali sempre più raffinati ma non ne avevamo capito la direzione”.

E stando alle molte personalità intervenute a Bologna il futuro delle sale, almeno a breve, è sicuramente il 3D, sbandierato come l’arma definitiva contro la pirateria (poichè non replicabile in casa).
La Pixar è pronta, la WETA è pronta (con l’attesissimo Avatar che nel 2009 vedrà il ritorno di James Cameron al cinema), l’Industrial Light And Magic è pronta e, strano a dirsi, anche le sale italiane lo sono.

Nonostante al momento quelle attrezzate siano circa 8 in tutto il territorio, i principali multisala si stanno muovendo e contano di essere pronti per la fine dell’anno. Già il 2007 infatti ha visto molti film proiettati in 3D con esiti decisamente più remunerativi (calcolando la media incassi per sala) delle proiezioni usuali e questo sarà ancora più vero per il 2008. Nessuno vuole rimanere fuori dalla nuova ondata di 3D che questa volta sembra tornato per restare.

Più invisibile allo spettatore ma ugualmente devastante è anche l’evoluzione delle tecnologie di realizzazione dei film. Dieci anni fa non immaginavamo di poter creare personaggi virtuali e muoverli o farli recitare catturando la performance di attori veri (come proprio la WETA ha fatto per il Gollum nei film del Signore Degli Anelli) e ora invece riusciamo non solo a far questo ma, dal secondo episodio di “I Pirati Dei Caraibi” in poi, possiamo anche far recitare questi attori che prestano i movimenti direttamente sul set con gli altri membri del cast e non più in una stanza a parte contornati da pareti verdi.

La Virtual Cinematography
Ma ancora di più, il futuro ci riserva la “virtual cinematography” cioè la possibilità per un regista di vedere su un piccolo schermo in diretta il frutto del motion capture applicato al personaggio digitale e non più in post produzione, potendo quindi dare indicazioni di regia e di recitazione come si trattasse di un attore normale, migliorando sempre di più il livello di interazione tra vero e falso.

Eppure i cambiamenti più grossi stanno accadendo fuori dai cinema e dai set. Negli ultimi anni il cinema è sempre più in stretti rapporti con la rete, che porta un nuovo modo non solo di distribuire i film (legalmente o illegalmente) ma anche di promuoverlo con continue anticipazioni e nuovi trailer che creano aspettativa, e soprattutto di discuterne. Una nuova dimensione di critica e promozione a cui l’industria ancora deve abituarsi ma che non può trascurare.

Il Future Film Festival è stata la prima manifestazione ad ospitare una tavola rotonda di cineblogger, cioè tutti i più grandi blogger di cinema riuniti per discutere del fenomeno e di come di fatto si tratti di una nuova critica proveniente dal basso, l’unica ad occuparsi di molto cinema “sommerso” di cui i media tradizionali non parlano. Un fenomeno inevitabilmente destinato ad influire sulla circolazione di tanto cinema a cui viene negata un’uscita italiana o che è relegato a poche sale sul territorio.

Il Futuro Secondo Bruce Sterling
Ma ad attirare tutta l’attenzione su di sè è stato principalmente Bruce Sterling. Il noto scrittore di fantascienza cyberpunk, futurologo e giornalista, con il suo solito modo di esporre vivace e colorito ha parlato del futuro del rapporto tra cinema e rete tracciando 4 possibili scenari. Si tratta dei 4 possibili 2018 dati dal diverso intrecciarsi delle variabili tecnologiche e delle loro implicazioni “socioeticolegali” (citazione testuale).

Per Sterling prevede quattro scenari per il futuro del cinema:

  1. a basso tasso tecnologico e basso controllo simile a Bollywood, un’industria fiorente ma immatura dove i contenuti traboccano e non c’è modo di controllarli;
  2. uno a basso tasso tecnologico ed alto controllo che somiglia più al “sistema rinascimentale di Sarkozy”, dove cioè i nuovi media sono tassati a favori dei vecchi;
  3. un futuro ad alto tasso tecnologico e alto controllo che vede il 2018 come il 1984 di Orwell, un mondo in cui sono le associazioni che riuniscono le etichette musicali o i grandi studios a dominare e dove “piratare un film può costarti la vita”; e infine c’è
  4. un futuro ad alto tasso tecnologico e poco controllo dove tutti possono fare tutto e rubare tutto e dove non esistono i blockbuster ma solo tronconi di film, un gigantesco YouTube 3.0 o per usare le parole dello scrittore: “un’infinita scuola di cinema”.

Da bravo scrittore però Sterling ha precisato solo alla fine che con tutta probabilità questi quattro scenari si verificheranno tutti quanti insieme e contemporaneamente.

Un futuro segnato? No. A noi rimane la possibilità di scegliere quale preferiamo e spingere il più possibile in quella direzione.

da 7TH FLOOR di Febbraio 2008

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