Il personaggio di Lupin III nasce come eroe di una serie a fumetti scritta nel 1967 da Monkey Punch (il cui vero nome è Kazuhito Kato) ma quello che conosciamo meglio in realtà gli somiglia poco. Il look e il lavoro sono quelli ma è il carattere, gli obiettivi e il modo di perseguirli a differenziarlo dall'originale, questo perchè Lupin ad inizio anni '70 è passato attraverso le maglie dell'immaginazione e delle ossessioni di Hayao Miyazaki, autore oggi di culto ma allora alle prime armi. Gestione della quale Il castello di Cagliostro rappresenta il punto più alto.
Il primo lungometraggio d'animazione di Hayao Miyazaki è infatti una vera perla nel panorama del cinema d'animazione giapponese alla quale hanno partecipato alcuni personaggi che sarebbero poi diventati autori di culto. Si tratta dello sceneggiatore Haruya Yamazaki (Rocky Joe, L'Isola Del Tesoro, Cobra e Capitan Harlock), del grandissimo compositore Yuji Ohno (lo stesso della serie televisiva e assiduo collaboratore anche del maestro Osamu Tezuka), e del direttore artistico Shichiro Kobayashi (che già aveva lavorato per Berserk, Rocky Joe, Kimagure Orange Road, Lamù Beautiful Dreamer e Venus Wars). Un incrocio di competenze artistiche assolutamente fecondo coronato dalla direzione di Miyazaki a quasi 10 anni dall'inizio della prima serie animata alla quale aveva dato vita assieme a Isaho Takahata (Una Tomba Per Le Lucciole).
La trasformazione di Lupin da Monkey Punch a Miyazaki
Lupin III nasce dalle passioni esterofile di Monkey Punch che, molto poco legato al tipo di narratività e di fumetto che si faceva nel proprio paese, cercava ispirazione nei miti europei, in particolare l'Arsenio Lupin di Maurice Leblanc e il James Bond di Ian Fleming.
E dall'incrocio di queste due figure nasce infatti il personaggio di Lupin, vestito all'occidentale con la caratteristica giacca (il cui colore scandisce le diverse serie televisive) e la cravatta con fermacravatta, dotato di carisma, sicurezza in se stesso, abilità manuale e geniale intuito ladresco.
A queste caratteristiche primarie se ne aggiungono altre al momento della strutturazione della prima serie animata ad opera di Hayao Miyazaki e Isaho Takahata (come per esempio la 500 giallo canarino) e una diverso mood, più scanzonato e fiabesco. Aria che si respira a pieni polmoni in Il castello di Cagliostro e che lo rende una vera mosca bianca nel panorama della produzione dedicata al personaggio.
Nonostante infatti siano passati 10 anni dalla serie che aveva diretto, Miyazaki riprende la sua idea di Lupin e la applica nuovamente in un lungometraggio (il secondo per l'eroe giapponese) che si distacca totalmente dai consueti percorsi di Lupin III. La trama più incentrata sulle aspirazioni e i sentimenti di Lupin e meno sul colpo in sè o su tematiche e svolgimenti adulti che lascia in secondo piano tutti gli altri soliti comprimari (Jigen, Goemon, Fujiko e Zenigata), ne sono l'esempio più lampante.
La fortuna di Il castello di Cagliostro
Nel tempo il successo del film è cresciuto a dismisura, ben oltre le aspettative e le intenzioni iniziali degli autori e dei produttori.
Il castello di Cagliostro è stato nominato consecutivamente per 5 anni miglior film dai lettori della rivista Animage e la protagonista femminile, Clarissa, come miglior eroina (questo fino a che non è arrivato il secondo lungometraggio di Miyazaki Nausicaa della valle del vento a spodestare i due record), Steven Spielberg si è dichiarato più volte grandissimo fan del film, immagini di Lupin III tratte da questo film compaiono come citazioni in diversi film e serie televisive, ne sono stati tratti alcuni videogiochi e il successo ha causato il ritorno del regista alla direzione della serie animata per due episodi speciali.
Si tratta di tutti dati che rendono sempre di più l'idea di come Il castello di Cagliostro non sia solo un buon film su Lupin ma qualcosa di più e quasi di altro. Un simile trionfo va oltre il personaggio, specialmente considerando la maniera poco convenzionale con cui questo viene trattato e approfondito nel film. La personalità del regista infatti invade il terreno del ladro internazionale rendendolo più romantico, sognatore e meno cinico e adulto. Il Lupin di Miyazaki è decisamente molto più fiabesco di quello a cui siamo abituati, molto meno materialista, più romantico e sognatore. Non a caso intreccia una storia con la bella ed eterea Clarissa (il tipico personaggio miyazakiano) e non la più classica e provocante Fujiko.
da MYMOVIES.IT
Il primo lungometraggio d'animazione di Hayao Miyazaki è infatti una vera perla nel panorama del cinema d'animazione giapponese alla quale hanno partecipato alcuni personaggi che sarebbero poi diventati autori di culto. Si tratta dello sceneggiatore Haruya Yamazaki (Rocky Joe, L'Isola Del Tesoro, Cobra e Capitan Harlock), del grandissimo compositore Yuji Ohno (lo stesso della serie televisiva e assiduo collaboratore anche del maestro Osamu Tezuka), e del direttore artistico Shichiro Kobayashi (che già aveva lavorato per Berserk, Rocky Joe, Kimagure Orange Road, Lamù Beautiful Dreamer e Venus Wars). Un incrocio di competenze artistiche assolutamente fecondo coronato dalla direzione di Miyazaki a quasi 10 anni dall'inizio della prima serie animata alla quale aveva dato vita assieme a Isaho Takahata (Una Tomba Per Le Lucciole).
La trasformazione di Lupin da Monkey Punch a Miyazaki
Lupin III nasce dalle passioni esterofile di Monkey Punch che, molto poco legato al tipo di narratività e di fumetto che si faceva nel proprio paese, cercava ispirazione nei miti europei, in particolare l'Arsenio Lupin di Maurice Leblanc e il James Bond di Ian Fleming.
E dall'incrocio di queste due figure nasce infatti il personaggio di Lupin, vestito all'occidentale con la caratteristica giacca (il cui colore scandisce le diverse serie televisive) e la cravatta con fermacravatta, dotato di carisma, sicurezza in se stesso, abilità manuale e geniale intuito ladresco.
A queste caratteristiche primarie se ne aggiungono altre al momento della strutturazione della prima serie animata ad opera di Hayao Miyazaki e Isaho Takahata (come per esempio la 500 giallo canarino) e una diverso mood, più scanzonato e fiabesco. Aria che si respira a pieni polmoni in Il castello di Cagliostro e che lo rende una vera mosca bianca nel panorama della produzione dedicata al personaggio.
Nonostante infatti siano passati 10 anni dalla serie che aveva diretto, Miyazaki riprende la sua idea di Lupin e la applica nuovamente in un lungometraggio (il secondo per l'eroe giapponese) che si distacca totalmente dai consueti percorsi di Lupin III. La trama più incentrata sulle aspirazioni e i sentimenti di Lupin e meno sul colpo in sè o su tematiche e svolgimenti adulti che lascia in secondo piano tutti gli altri soliti comprimari (Jigen, Goemon, Fujiko e Zenigata), ne sono l'esempio più lampante.
La fortuna di Il castello di Cagliostro
Nel tempo il successo del film è cresciuto a dismisura, ben oltre le aspettative e le intenzioni iniziali degli autori e dei produttori.
Il castello di Cagliostro è stato nominato consecutivamente per 5 anni miglior film dai lettori della rivista Animage e la protagonista femminile, Clarissa, come miglior eroina (questo fino a che non è arrivato il secondo lungometraggio di Miyazaki Nausicaa della valle del vento a spodestare i due record), Steven Spielberg si è dichiarato più volte grandissimo fan del film, immagini di Lupin III tratte da questo film compaiono come citazioni in diversi film e serie televisive, ne sono stati tratti alcuni videogiochi e il successo ha causato il ritorno del regista alla direzione della serie animata per due episodi speciali.
Si tratta di tutti dati che rendono sempre di più l'idea di come Il castello di Cagliostro non sia solo un buon film su Lupin ma qualcosa di più e quasi di altro. Un simile trionfo va oltre il personaggio, specialmente considerando la maniera poco convenzionale con cui questo viene trattato e approfondito nel film. La personalità del regista infatti invade il terreno del ladro internazionale rendendolo più romantico, sognatore e meno cinico e adulto. Il Lupin di Miyazaki è decisamente molto più fiabesco di quello a cui siamo abituati, molto meno materialista, più romantico e sognatore. Non a caso intreccia una storia con la bella ed eterea Clarissa (il tipico personaggio miyazakiano) e non la più classica e provocante Fujiko.
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