"Le comparse costavano così poco e Mel era così ricco dopo il successo di "La Passione di Cristo" che il film è stato girato in una maniera assolutamente non convenzionale, senza nessuna pressione da parte della produzione". Queste parole di uno dei dirigenti della Icon Pictures, la casa di produzione di Mel Gibson, descrivono bene come la lavorazione di "Apocalypto" (costata orientativamente 80 milioni di dollari) sia stata singolarmente libera, capace di tirare fuori il meglio sia dalle nuove tecnologie che dai vecchi trucchi.
Nonostante infatti sia solo al suo quarto lungometraggio da regista Gibson è una vecchia volpe del cinema, ha una visione precisa di quello che vuole mostrare e, potendolo fare, si serve di qualsiasi tecnica gli sia utile. Per questo ha deciso, in accordo con il direttore della fotografia Dean Semler, di girare con uno dei mezzi più innovativi disponibili sul mercato, la videocamera digitale Genesis della Panavision in grado di fornire ad un costo bassissimo una qualità d'immagine paragonabile alla costosissima pellicola a 70mm (utilizzata per colossal come "Lawrence D'Arabia" o "2001:Odissea Nello Spazio").
Al momento però ad Hollywood non tutti stravedono per il cinema girato in digitale, in molti continuano ad affidarsi solo alla tradizionale pellicola 35mm come supporto, ma le cose stanno lentamente cambiando. Se infatti pochi anni fa a girare tutto un film ad alto budget unicamente in digitale erano solo i maniaci della modernità (George Lucas per gli ultimi due capitoli di Guerre Stellari) o gli amanti di quel tipo di estetica (Micheal Mann per "Collateral" e poi "Miami Vice") ora, gli amanti del digitale sono sempre di più.
I motivi sono semplici: le videocamere digitali consentono riprese prima impensabili.
Per questo film è stato possibile realizzare sequenze girate unicamente con la luce naturale dei fuochi anche nella semioscurità (tipica delle foreste dove è ambientato "Apocalypto"), si è raggiunto un livello di dettaglio e di messa a fuoco in movimento mai visti prima ("Correvamo dietro ai nostri attori seguendoli nel mezzo della giungla a 7-8 metri di distanza ed è ancora possibile vedere i dettagli delle foglie e dei cespugli che si muovono e i diversi riverberi della luce!"), una maggiore resistenza a difficili condizioni climatiche e soprattutto il digitale ha consentito di effettuare lunghe riprese senza stacchi. Molti inseguimenti sono stati ripresi anche per 20 minuti senza interrompere, con 4 videocamere che simultaneamente correvano accanto agli attori.
Ma come detto Gibson non si è basato unicamente sulla tecnologia per il suo film, anzi, girare tutto in digitale è stato un modo per facilitare un approccio molto classico alla regia, usando di contro il meno possibile gli effetti speciali. Le quasi 700 comparse che si vedono infatti sono tutte reali e il lavoro di post-produzione al computer è servito per poche cose come cancellare le tracce dei cavi sparsi per la foresta durante le riprese o eliminare le scarpe calzate dai protagonisti quando corrono e il collare che tiene il grosso giaguaro utilizzato in una delle scene più spettacolari. Lo stesso Ted Rae supervisore agli effetti speciali ammette il realismo della sequenza: "Si tratta di un vero giaguaro che insegue un vero attore e non da lontano! E' stato laborioso ma viene davvero mostrato al pubblico qualcosa che non hanno mai visto. C'è un giaguaro da 81 chili che corre 2 metri dietro un attore che a sua volta corre più che può. Niente trucchi al computer, tutto vero".
Nonostante infatti sia solo al suo quarto lungometraggio da regista Gibson è una vecchia volpe del cinema, ha una visione precisa di quello che vuole mostrare e, potendolo fare, si serve di qualsiasi tecnica gli sia utile. Per questo ha deciso, in accordo con il direttore della fotografia Dean Semler, di girare con uno dei mezzi più innovativi disponibili sul mercato, la videocamera digitale Genesis della Panavision in grado di fornire ad un costo bassissimo una qualità d'immagine paragonabile alla costosissima pellicola a 70mm (utilizzata per colossal come "Lawrence D'Arabia" o "2001:Odissea Nello Spazio").
Al momento però ad Hollywood non tutti stravedono per il cinema girato in digitale, in molti continuano ad affidarsi solo alla tradizionale pellicola 35mm come supporto, ma le cose stanno lentamente cambiando. Se infatti pochi anni fa a girare tutto un film ad alto budget unicamente in digitale erano solo i maniaci della modernità (George Lucas per gli ultimi due capitoli di Guerre Stellari) o gli amanti di quel tipo di estetica (Micheal Mann per "Collateral" e poi "Miami Vice") ora, gli amanti del digitale sono sempre di più.
I motivi sono semplici: le videocamere digitali consentono riprese prima impensabili.
Per questo film è stato possibile realizzare sequenze girate unicamente con la luce naturale dei fuochi anche nella semioscurità (tipica delle foreste dove è ambientato "Apocalypto"), si è raggiunto un livello di dettaglio e di messa a fuoco in movimento mai visti prima ("Correvamo dietro ai nostri attori seguendoli nel mezzo della giungla a 7-8 metri di distanza ed è ancora possibile vedere i dettagli delle foglie e dei cespugli che si muovono e i diversi riverberi della luce!"), una maggiore resistenza a difficili condizioni climatiche e soprattutto il digitale ha consentito di effettuare lunghe riprese senza stacchi. Molti inseguimenti sono stati ripresi anche per 20 minuti senza interrompere, con 4 videocamere che simultaneamente correvano accanto agli attori.
Ma come detto Gibson non si è basato unicamente sulla tecnologia per il suo film, anzi, girare tutto in digitale è stato un modo per facilitare un approccio molto classico alla regia, usando di contro il meno possibile gli effetti speciali. Le quasi 700 comparse che si vedono infatti sono tutte reali e il lavoro di post-produzione al computer è servito per poche cose come cancellare le tracce dei cavi sparsi per la foresta durante le riprese o eliminare le scarpe calzate dai protagonisti quando corrono e il collare che tiene il grosso giaguaro utilizzato in una delle scene più spettacolari. Lo stesso Ted Rae supervisore agli effetti speciali ammette il realismo della sequenza: "Si tratta di un vero giaguaro che insegue un vero attore e non da lontano! E' stato laborioso ma viene davvero mostrato al pubblico qualcosa che non hanno mai visto. C'è un giaguaro da 81 chili che corre 2 metri dietro un attore che a sua volta corre più che può. Niente trucchi al computer, tutto vero".
1 commento:
Complimenti per il post. Se fosse corredato da un paio di link, sarebbe perfetto!
Comunque, come si diceva una volta: "tacca sul modem!" per il tuo blog! ;-)
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