È un curioso ibrido Giù per il tubo: un film d'animazione realizzato completamente al computer che cerca di imitare lo stile dell'animazione dal vero, quella in stop-motion. E non uno stile generico, ma in particolare quello della Aardman, lo studio che ha prodotto i lavori di Nick Park come Galline in fuga e Wallace & Gromit: la maledizione del coniglio mannaro e che, assieme alla Dreamworks, è responsabile di quest'ultima fatica in 3D. "Penso che siamo riusciti a conservare il look Aardman nel lavoro della cinepresa e della luce, nonché nell'animazione", ha dichiarato Frank Passingham, uno dei responsabili dei layout, spiegando poi come sia stato necessario per esempio "in termini di movimento della cinepresa mantenere la prospettiva bassa per la maggior parte del tempo". Sono stati infatti i piccoli accorgimenti come questo a creare la fusione tra i due stili di animazione.
Il risultato finale è un cartone che riesce a sfruttare il disegno e la computer grafica come un mezzo e non come un risultato. Nessuno degli espedienti tecnologici necessari per realizzare questo cartone animato infatti desta meraviglia nello spettatore, perché sono tutti abilmente nascosti, tutto è finalizzato a creare un effetto di realtà (l'imitazione dell'animazione stop-motion) e quindi di trasparenza. La tecnologia che tenta più che può di nascondere se stessa. E questo è il maggior pregio di una tecnica che riporta necessariamente al centro la narrazione e si sottomette a essa.
L'idea originale tuttavia era quella di realizzare un film in stop-motion tradizionale con magari qualche inserto in computer grafica. Col procedere dell'ideazione della trama però i creatori si sono presto resi conto di come gli "aiuti" da parte del computer sarebbero stati necessari in quasi tutte le sequenze. Uno degli elementi fondamentali del film, l'acqua e l'animazione dei liquidi, è il tallone d'Achille della tecnica stop-motion, tanto che viene evitata come la peste. E Giù per il tubo è tutta una variazione sui temi della vita nelle fogne, quindi decisamente a stretto contatto con l'acqua. Da qui la decisione di tentare di realizzare il film tutto quanto in computer grafica senza tuttavia abbandonare lo stile visivo e l'approccio grafico dei pupazzi in plastilina Aardman.
Lungi dal semplificare la vita agli animatori, questa decisione ha comportato uno slittamento nella pianificazione della lavorazione del film che a questo punto necessitava di passare attraverso i classici step di un cartone animato in 3D, ma con qualche ovvia differenza.
Per esempio i personaggi non avrebbero goduto di un'animazione tradizionale. Una delle caratteristiche più evidenti dello stile Aardman infatti è il cosiddetto "monobrow", ovvero il sopracciglione unico che serve a conferire gran parte dell'espressività ai personaggi, che doveva essere utilizzato anche in questo caso come grimaldello per far esprimere i caratteri, senza contare poi il particolare modo di rendere i movimenti della bocca.
Ma ancora di più, gli animatori dovevano sottostare alle ferree leggi della gravità, solitamente ininfluenti nel mondo dell'animazione ma fondamentali nella modellazione dei pupazzi in plastilina, andando in deroga solo in casi speciali. Un esempio è il personaggio del Rospo, una figura impossibile da modellare nella realtà, quelle gambe sottili infatti non sarebbe assolutamente in grado di reggere il peso di quel corpo e che poteva prendere vita quindi solo grazie al computer.
Le distanze dall'animazione stop-motion sono state prese anche per la realizzazione delle scene più dinamiche, sfruttando a pieno le possibilità di libertà di movimento della macchina da presa che la grafica computerizzata consente.
Sempre Frank Passingham per fare un esempio spiega come "volevamo che Roddy fosse risucchiato nel vortice del flusso d'acqua. Perciò abbiamo effettuato una ripresa a spirale. Inoltre abbiamo scosso e mosso un po' la cinepresa per rendere l'idea del topo che viene trasportato nel mondo sottostante", ma non solo. Anche la scena dell'inseguimento nelle fogne ha richiesto parecchi accorgimenti: "La prima cosa su cui abbiamo dovuto lavorare è stata la velocità della barca. All'inizio la barca ha una certa velocità, poi accelera quando inizia la corsa e quindi va al massimo nella scena finale". La scelta della velocità, lungi dall'essere un particolare trascurabile, è anche il metro con il quale si decide la profondità del fondale, in questo caso un tunnel, e determina anche il livello di messa a fuoco degli sfondi, cosa che serve a conferire il senso del movimento e per l'appunto della velocità. "Così per rendere la sequenza spettacolare" continua Passingham " la squadra ha realizzato una delle più celebri scene d'inseguimento della storia del cinema, ispirandosi alla scena dell'inseguimento delle automobili di Il braccio violento della legge. In quel film le cineprese erano state montate sui paraurti delle auto, noi invece abbiamo montato una cinepresa vicino all'acqua, dando il senso della velocità e rendendo la sequenza ancora più elettrizzante".
da MYMOVIES del 21/12/06
Il risultato finale è un cartone che riesce a sfruttare il disegno e la computer grafica come un mezzo e non come un risultato. Nessuno degli espedienti tecnologici necessari per realizzare questo cartone animato infatti desta meraviglia nello spettatore, perché sono tutti abilmente nascosti, tutto è finalizzato a creare un effetto di realtà (l'imitazione dell'animazione stop-motion) e quindi di trasparenza. La tecnologia che tenta più che può di nascondere se stessa. E questo è il maggior pregio di una tecnica che riporta necessariamente al centro la narrazione e si sottomette a essa.
L'idea originale tuttavia era quella di realizzare un film in stop-motion tradizionale con magari qualche inserto in computer grafica. Col procedere dell'ideazione della trama però i creatori si sono presto resi conto di come gli "aiuti" da parte del computer sarebbero stati necessari in quasi tutte le sequenze. Uno degli elementi fondamentali del film, l'acqua e l'animazione dei liquidi, è il tallone d'Achille della tecnica stop-motion, tanto che viene evitata come la peste. E Giù per il tubo è tutta una variazione sui temi della vita nelle fogne, quindi decisamente a stretto contatto con l'acqua. Da qui la decisione di tentare di realizzare il film tutto quanto in computer grafica senza tuttavia abbandonare lo stile visivo e l'approccio grafico dei pupazzi in plastilina Aardman.
Lungi dal semplificare la vita agli animatori, questa decisione ha comportato uno slittamento nella pianificazione della lavorazione del film che a questo punto necessitava di passare attraverso i classici step di un cartone animato in 3D, ma con qualche ovvia differenza.
Per esempio i personaggi non avrebbero goduto di un'animazione tradizionale. Una delle caratteristiche più evidenti dello stile Aardman infatti è il cosiddetto "monobrow", ovvero il sopracciglione unico che serve a conferire gran parte dell'espressività ai personaggi, che doveva essere utilizzato anche in questo caso come grimaldello per far esprimere i caratteri, senza contare poi il particolare modo di rendere i movimenti della bocca.
Ma ancora di più, gli animatori dovevano sottostare alle ferree leggi della gravità, solitamente ininfluenti nel mondo dell'animazione ma fondamentali nella modellazione dei pupazzi in plastilina, andando in deroga solo in casi speciali. Un esempio è il personaggio del Rospo, una figura impossibile da modellare nella realtà, quelle gambe sottili infatti non sarebbe assolutamente in grado di reggere il peso di quel corpo e che poteva prendere vita quindi solo grazie al computer.
Le distanze dall'animazione stop-motion sono state prese anche per la realizzazione delle scene più dinamiche, sfruttando a pieno le possibilità di libertà di movimento della macchina da presa che la grafica computerizzata consente.
Sempre Frank Passingham per fare un esempio spiega come "volevamo che Roddy fosse risucchiato nel vortice del flusso d'acqua. Perciò abbiamo effettuato una ripresa a spirale. Inoltre abbiamo scosso e mosso un po' la cinepresa per rendere l'idea del topo che viene trasportato nel mondo sottostante", ma non solo. Anche la scena dell'inseguimento nelle fogne ha richiesto parecchi accorgimenti: "La prima cosa su cui abbiamo dovuto lavorare è stata la velocità della barca. All'inizio la barca ha una certa velocità, poi accelera quando inizia la corsa e quindi va al massimo nella scena finale". La scelta della velocità, lungi dall'essere un particolare trascurabile, è anche il metro con il quale si decide la profondità del fondale, in questo caso un tunnel, e determina anche il livello di messa a fuoco degli sfondi, cosa che serve a conferire il senso del movimento e per l'appunto della velocità. "Così per rendere la sequenza spettacolare" continua Passingham " la squadra ha realizzato una delle più celebri scene d'inseguimento della storia del cinema, ispirandosi alla scena dell'inseguimento delle automobili di Il braccio violento della legge. In quel film le cineprese erano state montate sui paraurti delle auto, noi invece abbiamo montato una cinepresa vicino all'acqua, dando il senso della velocità e rendendo la sequenza ancora più elettrizzante".
da MYMOVIES del 21/12/06
Nessun commento:
Posta un commento