24.2.07

Per gli Oscar una telecamera apposita per la diretta in rete

"Vogliamo che la notte degli Oscar sia un evento da fruire su due schermi", queste sono le parole con cui la ABC, la rete telvisiva americana che il 25 febbraio trasmetterà in diretta la 79° cerimonia di consegna degli Academy Awards, ha riassunto la nuova strategia mediatica per la premiazione cinematografica più attesa dell'anno, che da questa edizione in poi tenderà a spostare i contenuti e lo sforzo produttivo dalla televisione ad internet.
I due schermi in questione sono infatti quello della tv e quello del computer, che sempre di più risulta essere acceso e sotto gli occhi degli spettatori (principalmente americani) durante la fruizione di grandi eventi televisivi.
Così il sito Oscar.com, da anni un mero archivio di nomi, date e storia della manifestazione, è stato totalmente rinnovato per diventare un catalizzatore di attenzione e spettatori per la cerimonia, infarcito di video e di pubblicità. Ma non solo, anche la cerimonia comincerà ad integrare qualche cambiamento dovuto allo spostamento di alcuni contenuti in rete.
Già da ora sul sito sono accessibili molte sezioni "preparatorie" alla grande notte. Si tratta di giochi a premi (sempre sul tema degli Oscar), un videoblog tenuto dalla presentatrice di quest'anno, Ellen DeGeneres, incentrato sulla sua preparazione alla serata, e una serie di minidocumentari girati dal documentarista professionista Errol Morris. Inoltre, invece che dedicare ad ogni nominato una piccola scheda informativa come era stata prassi finora, la nuova strategia prevede una pagina personalizzata per ogni candidato alla statuetta dove trovare il minidocumentario e l'annessa intervista. E come ormai è prassi molti contenuti sono determinati dagli utenti, che scrivono, segnalano e interagiscono.
Oltre a questo sono già presenti i più canonici e "televisivi" minispeciali sull'organizzazione, chiamati "Road To The Oscars", che mostrano il backstage della mastodontica organizzazione con interviste e domande a tutti i lavoratori: dai gioiellieri, agli stilisti, dai pasticceri, ai tecnici.
La parola d'ordine sembra essere "video" e "contenuti". Il nuovo corso, incentrato su una più forte presenza in rete della manifestazione, sarà tutto all'insegna di un moltiplicarsi dei contenuti da mostrare. Contenuti che non avranno il solo scopo di creare attesa e fascino intorno alla diretta televisiva ma anche di integrarla.
Il videoblog di Ellen DeGeneres infatti sarà aggiornato anche la sera stessa della manifestazione dalla presentatrice (o almeno l'organizzazione sostiene che lo farà lei in persona) durante le numerose pause pubblicitarie.
Ma la novità più grossa senz'altro riguarderà la presenza di una "Thank You Cam" dietro le quinte, una telecamera dedicata ai ringraziamenti dei premiati. Niente più discorsi interrotti durante la cerimonia quindi, da quest'anno i ringraziamenti e le lodi si faranno dietro le quinte e potranno essere visti solo da chi sta guardando anche via internet.
La cerimonia avrà anche una piccola appendice sui telefoni cellulari, infatti già subito dopo la fine del rituale discorso d'apertura della presentatrice questo sarà scaricabile e ascoltabile su qualsiasi telefonino connesso alla rete.
Come primo risultato intanto già da ora il sito registra accessi di molto superiori, non solo a quelli degli anni passati, ma anche alle aspettative riguardo quest'edizione e rimane l'idea (suggerita a mezza bocca dalla stessa organizzazione) che un impianto simile, in continua crescita ed evoluzione, potrebbe essere il preludio ad una nuova stagione per la manifestazione in cui la trasmissione televisiva diventi un grande speciale preparatorio e propedeutico al cuore dell'evento che andrà fruito in rete.

da IL SECOLO XIX del 24/02/07

21.2.07

IT, quegli italiani che lavorano per i Big USA

Roma - Come nelle più trite favole tecnologiche in principio erano due ragazzi. DomainsBot, che si occupava di vendere liste di domini liberi precedentemente già registrati, viene rilevata nel 1999 da due diciottenni, che decidono di unirsi a FairSoft Phatsoft, una software house romana indipendente, costituita da poco da altri tre ragazzi. In cinque danno vita ad un software innovativo per suggerire nomi di domini liberi (semanticamente il più coerenti possibile) a chi richiede la registrazione di un dominio ma trova che è già stato registrato. La soluzione vince la prova del mercato fino ad arrivare a collaborare con GoDaddy e Google.

Loro si definiscono Fornitori di valore aggiunto per società che lavorano nel campo dei domini, avendo come riferimento principale grossi registrar del mercato americano e sono l'esempio forte di una società tutta italiana che riesce ad entrare in un mercato globale altamente competitivo. e quasi tutto statunitense. e ad imporsi come standard presso i più grandi player.

A raccontarlo a Punto Informatico è Luca Martinetti, CTO di DomainsBot.

Punto Informatico: Quando vi siete resi conto che stavate facendo qualcosa di innovativo?
Luca Martinetti: Ce ne siamo resi conto dal fatto che, da quando me lo ricordi io, siamo stati copiati almeno due volte. Addirittura due anni fa, quando eravamo ancora in cinque (ora sono sette, ndr), abbiamo avuto una visita di alcuni membri di una grande compagnia americana del settore, di cui intenzionalmente non faccio il nome, che in tre giorni ci hanno copiato l'idea e l'anno dopo hanno lanciato un prodotto "molto" simile al nostro. Al momento, per fortuna,
abbiamo ancora la maggioranza di quote di mercato, ma per me quello è stato il segnale più grande che aveva senso continuare a fare ciò che stavamo facendo. Se addirittura un'enorme compagnia quotata tra le prime 100 sul Nasdaq manda 3 persone a farci visita nel nostro ufficio di Roma per copiare l'idea e poi uscire con una soluzione simile alla nostra....

PI: Quindi vi hanno truffato?
LM: Beh truffati... È la tipica situazione di quando il governo ti viene a cercare, che non è mai una cosa buona! Sono venuti dicendo che erano interessati e facendo il tipico discorso di make or buy, ma poi devono aver deciso che, data la nostra situazione, per loro era più economico riscrivere un prodotto antagonista piuttosto che comprarci. Più che truffati ci sentiamo divertiti dal fatto che, nonostante tutto, siamo avanti a tutti. È bello essere Davide contro Golia e ricevere i complimenti da tutti (Golia incluso!).

PI: Qual è stata la logica dietro la creazione del vostro software per la generazione di alternative semanticamente valide?
LM: Prima di tutto volevamo un sistema che comprendesse le parole che compongono un dominio e poi abbiamo applicato una serie di logiche statistiche dal punto di vista dei campi semantici, realizzando aree di sinonimia dei termini e un sistema abbastanza più complesso di parole correlate per realizzare alternative rilevanti. Così ci siamo immessi nel mercato e rispetto alla concorrenza abbiamo innovato molto, introducendo per primi diversi tipi di migliorie a livello globale.

PI: Tutto questo con quale formazione l'avete raggiunto?
LM: Ecco... Noi tecnici abbiamo cominciato la formazione universitaria, due di noi a fisica ed uno ad ingegneria, poi le cose sono andate così velocemente che non abbiamo potuto continuare. Dal punto di vista professionale quindi siamo tutti autodidatti che passano molto tempo su internet, sui forum e sui libroni da nerd.

PI: Ora una delle collaborazioni più importanti che avete è con GoDaddy, il primo registrar al mondo, come ci siete arrivati?
LM: A GoDaddy ci siamo arrivati per gradi. Il primo contatto che abbiamo avuto è stato con la canadese Tucows che comunque è uno dei primi 5 registrar al mondo. Lì ci siamo arrivati grazie ad Anthony Vancouvering, un membro autorevole dell'Icann (ora nostro socio), che abbiamo conosciuto ad un Icann Meeting (le conferenze che si tengono ogni 6 mesi in una parte diversa del mondo, ndr).

PI: Con chi avete parlato? Vi siete sentiti per email, telefono, video conferenza?
LM: In genere i nostri contatti partono nelle conferenze, poi segue il follow up telefonico il giorno dopo, gli scambi di mail e l'intesa economica. Fatto quello, entro in gioco io perchè contatto i tecnici dell'altra società e ci continuiamo a scrivere finché la nostra soluzione non combacia con la loro.

PI: E ora che tipo di contatti avete?
LM: Abbiamo collaborato praticamente con tutte le grandi società del settore (oltre a Tucows e GoDaddy anche Enom, Registrar.com etc..) e oggi scambiamo anche 5-10 mail al giorno con i nostri clienti. Ci sentiamo via telefono e soprattutto tramite instant messenger o in videoconferenza tramite Skype.

PI: Poi ora c'è anche Google...
LM: Si perché Google ha fatto un deal con i primi due registrar americani per vendere domini tramite il suo Google Apps For Domains e quindi portandosi dietro l'infrastruttura di questi registrar ha preso anche il nostro servizio che ora è erogato dalle loro pagine. Praticamente non abbiamo dovuto fare nulla!

PI: Secondo te perché il primo registrar al mondo ha voluto proprio il vostro software?
LM: Per due motivi. Primo perché credo avesse problemi con i competitor che c'erano prima del nostro ingresso, per una serie di faccende a noi estranee. E poi perché quando cercavano servizi a valore aggiunto noi eravamo quelli tecnologicamente più avanzati. L'anno scorso siamo stati raggiunti dalla concorrenza e, ora che abbiamo rilasciato la seconda versione, secondo me siamo di nuovo i primi del settore.

PI: Come pensate di star davanti alla concorrenza?
LM: Il nostro vantaggio è che investiamo molto in progetti creativi e ci gestiamo in maniera molto collegiale. Prendiamo tutte le decisioni democraticamente, dal livello minimo di comprensibilità tecnica fino al marketing. Perché tutti quelli che lavorano in DomainsBot fanno parte del board of director, cioè la direzione. Lavoriamo in maniera molto cooperativa, ognuno è libero di gestire il proprio tempo. Così sono nati la maggior parte dei nostri prodotti. Ed è questo che più mi piace di quello che facciamo, il fatto che non sono un programmatore in batteria, ma gestisco i miei progetti senza grande formalizzazione. Puoi fare quello che ti piace all'interno di un progetto condiviso, insomma con libertà di movimento.

PI: In più ci sono i costi ridotti di una struttura piccola rispetto a quelle più grandi
LM: Molti player americani non hanno paura di quanto pagheranno, perché per questo c'è l'India. Vogliono più che altro soluzioni gestite da qualcun'altro che gli diano l'idea di innovazione, di aver scovato una perla da qualche parte e di aver così acquisito un piccolo vantaggio sugli altri. Ma spesso all'inizio non si fidano e vogliono che ti dimostri affidabile.
Dal punto di vista legale vogliono contratti (SLA) che gli diano la possibilità di pagar poco le nostre sviste tecniche. Così si tutelano. Una volta che nei primi mesi gli dimostriamo serietà, poi da una cosa piccola ne nasce una più grossa. Con GoDaddy abbiamo fatto 6 mesi di testing su una pagina secondaria e poi siamo passati sulla loro pagina principale che ha un traffico decisamente maggiore. Credo che ora siano il 50esimo sito al mondo per traffico.

PI: Adesso quanto vi frutta la sola collaborazione con GoDaddy?
LM: Il nostro pricing model è per richiesta, più richieste vengono fatte al nostro engine semantico (quello che cerca le alternative) più il cliente paga. Genericamente ha delle fasce di traffico facendo previsioni sui possibili visitatori e ci si mette daccordo sui prezzi. Succede che prendiamo circa 6 dollari CPM cioè ogni mille richieste. Poi ogni cliente ha il suo prezzo. Da quando è arrivato Google abbiamo aumentato il traffico del 20%.

PI: E ora su cosa vi volete buttare?
LM: Il mercato cerca di creare domini con valore commerciale integrando logiche di PPC (Pay-Per-Click) con gli AdWords, la parte degli AdSense per chi pubblica. Cioè trovi delle keyword che pensi possano avere valore per il tuo business, ci punti sopra, ci scommetti un po' di soldi per click e poi paghi il traffico che ricevi, cioè il traffico pagato a Google. Esistono molti servizi collaterali per questo, gente che cerca di ottimizzare il traffico che riceve trovando le parole giuste che portino ad un sito il traffico giusto e che siano di valore per singolo click e che infine non abbiano concorrenza.
Questo ci interessa perché è vicino a ciò che già facciamo e poi in generale l'advertising su internet è dove il mercato sta andando. Per la nostra nicchia poi è un'area di interesse perché esistono moltissime pagine di pubblicità, cioè persone che comprano un dominio non lo sviluppano come un sito web ma lo parcheggiano presso dei servizi che danno advertising sulle loro pagine.
Noi in sostanza cerchiamo di massimizzare il ritorno d'investimento del singolo dominio con l'advertising, mischiandolo a contenuti in modo innovativo. Vogliamo portare added value in questo mercato del parking. Più di questo non posso dire adesso.

PI: E chi intendete contattare che possa essere interessato a questo?
LM: Stiamo lavorando ad accordi con un gruppi europei abbastanza importanti ed una società di parking, che prende domini già registrati e li rivende.

da PUNTO INFORMATICO del 21/02/07

13.2.07

Dalla rete al mondo reale

Nel suo libro "Performing Media 1.1" Carlo Infante, parla di "politica e poetica delle reti", un modo di intendere la partecipazione alla rivoluzione delle nuove tecnologie che non si limiti all'utilizzo delle tecnologie della rete, ma possa sfociare in un nuovo tipo di cittadinanza attiva, in grado di "riutilizzare" quelle tecnologie e quelle idee (come per esempio il social networking) per iniziative fortemente radicate sul territorio. E' il caso dell'ultima di queste iniziative quella che ha coinvolto moltissime persone in occasione delle Universiadi e nel Giorno Della Memoria, per un viaggio digitale attraverso i luoghi reali della memoria antifascista. Con una tecnica definita di "real social tagging" il Performing Media Lab ha applicato dei datamatrix, codici a barre particolari che, letti dalla fotocamera dei telefoni cellulari (dotati di opportuno software) rimandano stringhe di testo, a questi luoghi, componendo una mappa (visibile sul sito http://memoria.acmos.net) continuamente arricchita dagli utenti stessi con immagini e commenti. E' con questo tipo di tecniche che Performing Media Lab porta nel mondo fisico le innovazioni della rete, rendendo i luoghi reali più intelligenti, in grado di fornire informazioni su se stessi.Per riuscire in questo vengono sviluppate tre linee d'azione: community, factory e accesso pubblico. La prima (community) tende a creare una cultura del social networking e della comunità nel mondo reale finalizzati ad un impegno sociale e politico attraverso dei workshop di opinione e orientamento. La seconda (factory) è la parte operativa che mette a punto le iniziative, i format di comunicazione interattiva e i software originali necessari per le attività di Performing Media Lab. La terza infine (accesso pubblico) tende ad aumentare le possibilità di interazione e accesso alla rete, anche per contrastare il digital divide. Queste attività sono realtà uniche in Italia mirate ad una valorizzazione della dimensione locale e una riduzione del digital divide attraverso la partecipazione e la creazione di applicazioni e dinamiche web 2.0 all'interno di eventi reali più grossi. E' stato così che è arrivato il successo di glocalmap.to, un'iniziativa ideata e progettata prima della nascita di Google Earth (anche se realizzata in seguito per le Olimpiadi di Torino) che metteva a disposizione dei cittadini e degli ospiti di Torino e delle Olimpiadi una mappa interattiva accessibile via internet dove "marcare" con un tag, cioè un'etichetta, qualsiasi luogo applicando commenti, indicazioni o suggerimenti su come vivere quei posti della città. Un'iniziativa che fa un uso intelligente di tutte le tecnologie a disposizione, le tag di glocalmap.to infatti potevano essere applicate alle vie e alle piazze indicate sulla mappa non necessariamente attraverso il computer, ma anche mandando un SMS o un MMS che indicassero il luogo, il tag e il commento, sfruttando cioè i dispositivi tecnologici "umani" in possesso di ogni persona, cercando di fare leva sulla tecnologia che già possediamo per farne un utilizzo diverso. Allo stesso modo sono stati sfruttati i videoblog nelle due edizioni (2005 e 2006) della rassegna "La Notte Della Taranta". Ogni data della serie di concerti itineranti per il Salento godeva di proprie installazioni con filmati e foto continuamente aggiornati anche dagli spettatori che avevano a disposizione una piccola area wifi. fornita da Performing Media. Tutto questo ha finito col formare una ragnatela sulla mappa del Salento che indica come la rete, che si nutre di contenuti e partecipazione degli utenti, possa ridistribuire questi stessi contenuti per un riutilizzo nuovo nel mondo reale.

da AFFARI&FINANZA del 12/2/07

1.2.07

Codici a barre digitali per marcare le città

"Le mappe anticipano il territorio diceva Baudrillard ma ormai non è più vero". Lo sostiene Carlo Infante e tutta la recente attività del suo Performing Media Lab, incentrata sui concetti di rete, mappe e territorio, è tesa a dimostrarlo. Perfoming Media nasce con l'idea di cercare di liberare le potenzialità della rete trasferendo nel mondo reale quei meccanismi che si sono rivelati di successo su internet (come le dinamiche collaborative web 2.0).

Una di queste pratiche è il real social tagging, espressione coniata per definire i modicon cui è possibile "marcare" i luoghi reali con etichette virtuali, accessibili attraverso strumenti tecnologici e applicabili o modificabili da chiunque. Siano dunque SMS, MMS, codici a barre digitali, videoblog o etichette applicate sui muri, gli strumenti di marcatura devono servire a dare valore aggiunto al territorio rendendolo più intelligente.

Un esempio ha preso vita in occasione della Giornata della Memoria, quando il Lab ha organizzato un evento nei luoghi della memoria antifascista di Torino, dove ha potuto sperimentare l'ultima declinazione del suo progetto di antropizzazione della rete (che ha già preso vita con glocalmap.to, il geoblog per le Olimpiadi di Torino e con i videoblog per due edizioni della Notte Della Taranta). Un doppio etichettamento della città: nella realtà con i codici a barre digitali data-matrix, nelle mappe virtuali con le info, i commenti e le immagini a cui questi codici rimandano. Cosa siano, come funzionino e che obiettivi abbiano questi eventi lo abbiamo chiesto direttamente a Carlo Infante.

Punto Informatico: Perché organizzare eventi così ristretti e localizzati?
Carlo Infante: Perché l'obiettivo è sempre unire l'azione culturale e la comunicazione multimediale verso l'innovazione territoriale, che è molto più del marketing del territorio! Mi riferisco per esempio al geoblogging dei luoghi della memoria che è la nostra ultima iniziativa, un happening che si è svolto a Torino, dopo un seminario-presentazione nell'ambito delle Universiadi.
Dato il mio background di critico teatrale militante proveniente dall'avanguardia, con questi eventi mi rifaccio molto all'esperienza del Living Theatre statunitense e i suoi happening che erano azioni mirate a conquistare gli spazi pubblici.

PI: Che tipo di tecnologia è coinvolta nella realizzazione di questi eventi?
CI: Ce n'è molta. Per quest'ultimo evento dei luoghi della memoria antifascista prima di tutto abbiamo realizzato una mappa emozionale di questi posti, poi i luoghi in questione vengono marcati sulla mappa (con testi opinioni e commenti messi dagli utenti) e infine chiaramente avviene anche la marcatura fisica dei luoghi stessi con dei codici a barre detti data-matrix o matrix-code o semacode (sono termini diversi che corrispondono a diversi utilizzi, diverse configurazioni, di un sistema che sta diventando uno standard).
Sono i nuovi codici a barre che si vedono sempre di più in giro, anche sulle batterie dei cellulari Nokia per esempio. Questi matrix-code codificano delle stringhe di testo che possono anche essere degli URL. Il telefono cellulare (equipaggiato con un software apposito che forniamo dal nostro blog e che in molti nuovi telefoni è preinstallato) legge il matrix-code, estrapola il testo e se è un URL si connette direttamente alla pagina da noi predisposta su piattaforma.mobi, contenente schede informative su questi luoghi della memoria.

PI: Tutto questo con quale obiettivo?
CI: Mettere un Matrix-Code sotto una lapide vuol dire rendere un ambiente reale concretamente più intelligente, realmente interattivo, in modo che possa darci ulteriori informazioni. È un modo per dare senso al web 2.0, quando si parla di "internet delle cose".

PI: Anche il geoblog fatto per le Olimpiadi di Torino aveva il medesimo obiettivo?
CI: In quel caso l'idea era ancora una volta di creare una sorta di mappa orto-fotografica scritta dall'azione reale nel territorio, da chi il territorio lo vive.
Una mappa della sola zona di Torino che fosse totalmente taggabile da chiunque la attraversasse.

PI: C'è qualcosa di Google Earth in tutto questo, diciamo nel servizio presente e nelle sue prospettive di sviluppo, non trovi?
CI: Più o meno. In realtà il progetto di Glocalmap.to nasce nel novembre 2004, un periodo in cui Google Earth era solo nella mente dei suoi sviluppatori, ma la sua realizzazione finale è comunque posteriore.
Dal punto di vista tecnico noi avevamo un vero motore di georeferenziazione sviluppato da HSC-Mapworld srl che ha poi realizzato anche un'applicazione sulla quale noi abbiamo costruito non solo un'interfaccia ma un vero e proprio CMS. Dunque a fronte della presenza di una mappa fatta con le foto aeree del comune di Torino abbiamo dato la possibilità a tutti, sia via web sia attraverso i telefoni cellulari, di inviare messaggi che etichettassero i luoghi della città con foto o testi. La nostra SMS Machine abbinava i messaggi arrivati con i luoghi nella mappa presente sul sito e materialmente taggava. Alla fine la mappa era aggiornata continuamente e in tempo reale, marcando il territorio con le opinioni e le volontà di chi quel posto lo vive.

da PUNTO INFORMATICO del 1/2/07